Un’idea che le frullava in mente da un po’ di tempo. Voleva tagliarsi i capelli, lei che da 4 anni non li aveva mai accorciati, ma allo stesso tempo voleva che quello che si apprestava a fare, che per lei era un “sacrificio” potesse essere utile ad altri. E così Carola, 16 anni, studentessa di Castelnuovo Don Bosco, si è rivolta alla madre, parrucchiera, e la soluzione è arrivata da sola. Domenica mattina, a negozio chiuso, Simona ha tagliato i lunghi, belli e folti capelli della figlia. Li ha lavati accuratamente, li ha legati alla base della nuca, ha fatto una spessa treccia e poi li ha tagliati. La treccia di quasi 30 cm è finita in una busta e il suo viaggio servirà a regalare un po’ di sorrisi e di normalità ai pazienti colpiti da tumore che, per colpa delle terapie, hanno perso i capelli.
Sarà l’associazione “Un angelo per capello” a ricevere la bionda treccia di Carola e la utilizzerà per acquistare delle parrucche inorganiche da destinare a chi i capelli sono caduti come “effetto collaterale” della cura per il tumore.
Un gesto di grande generosità ancor più prezioso perchè arriva da una ragazza così giovane eppure già così determinata. La notizia e le foto del prima e del dopo taglio sono state pubblicate dalla madre sui social e hanno già raccolto molte parole di ammirazione nei confronti di Carola.
«Non l’ho fatto per ricevere approvazione o complimenti – dice la parrucchiera – ma per divulgare questo tipo di donazione che è un po’ più originale di altre ma rappresenta un grande sostegno a chi improvvisamente, oltre alla malattia, deve fare i conti anche con un cambiamento del corpo così importante come la perdita dei capelli. Sono orgogliosa di Carola, non posso nasconderlo, ma spero che altre persone, nel decidere di tagliarsi i capelli, scelgano questa modalità».
«La parrucca rappresenta una “strategia di fronteggiamento” per dare continuità alla propria immagine corporea all’affacciarsi della malattia oncologica – scrivono i promotori dell’associazione Un Angelo per Capello – in questo modo si continua a conservare il proprio aspetto conferendo sicurezza personale, in quanto sembra che nulla sia cambiato. Migliorando la qualità di vita del paziente è possibile affrontare con più fiducia la lotta contro la malattia».
Ulteriori informazioni sul sito dell’associazione.