Firmato da tutti i componenti
Non si parla di richiesta di dimissioni nella lunga lettera che ha suggellato una riunione del consiglio di indirizzo della Fondazione composto dal presidente Boggione insieme a Christian Del Vento, Mariarosa Masoero e William Spaggiari. Una prima parte ricostruisce le difficoltà economiche che vengono definite strutturali in quanto aggravate nel corso di tempo giungendo ad una situazione di insostenibilità. «Per questa ragione, le proposte generose da più parti avanzate di raccolte di fondi e sottoscrizioni sono sicuramente apprezzabili e testimoniano dell’importanza riconosciuta all’Ente e dell’affetto di ampia parte del mondo astigiano; esse tuttavia non permetterebbero di risolvere le difficoltà croniche della Fondazione» si legge in riferimento a chi, in questi giorni, si è fatto avanti per un finanziamento, primi fra tutti i club di servizio astigiani.
«La Fondazione, infatti, si trova a dover affrontare annualmente spese fisse di gestione ordinaria per circa 72.000 euro, a fronte di un unico contributo certo e nella libera disponibilità di 15.000 euro da parte del Comune di Asti. Gli altri contributi, che si sono fortemente ridotti o sono stati del tutto cancellati nel corso degli anni, sono vincolati esclusivamente ad attività da svolgersi, e dunque utilizzabili per la gestione ordinaria soltanto nella misura del 20%. È evidente che, per poter raggiungere un equilibrio di bilancio, la Fondazione dovrebbe reperire attraverso progetti oltre 250.000 euro all’anno» spiega il comitato di indirizzo.
«Tutti d’accordo a non chiuderla, ma poi nessuno ha dato disponibilità economica reale»
Nella ricostruzione della vicenda, lo stesso consiglio di indirizzo ha ammesso che già un anno fa il presidente, visti i conti della Fondazione, ha scelto di «percorrere un iter di carattere istituzionale, rivolgendosi a S.E. il Prefetto. Purtroppo l’emergenza sanitaria ha reso impossibile la riunione con gli Enti promotori, già fissata per il 3 marzo. L’incontro, cui è stato invitato anche il Presidente Mario Sacco in rappresentanza della Fondazione Asti Musei e della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, è avvenuto in modalità telematica il 23 luglio. In tale occasione, tutti i presenti hanno concordato sulla gravità della situazione, ma hanno sostenuto la necessità di proseguire l’attività, e il Sindaco stesso – dopo aver inizialmente prospettato la chiusura – ha convenuto su questa posizione. Ma nessuno degli Enti promotori ha dato una qualche forma di disponibilità all’indispensabile sostegno economico diretto. La speranza di una futura sostenibilità economica della Fondazione è stata posta in relazione con la firma della convenzione tra la Fondazione Centro di Studi Alfieriani e la Fondazione Asti Musei per la gestione e lo sfruttamento del patrimonio museale della prima da parte della seconda, che ha luogo ormai da quasi due anni, ma poggia attualmente su una decisione unilaterale, rappresentata da una delibera assunta dal Comune di Asti. L’incontro tra i rappresentanti dei tre Enti, a dispetto del prezioso lavoro di mediazione svolto dal Prefetto e della totale disponibilità del Presidente della Fondazione Centro di Studi Alfieriani, non si è svolto».
Ricordando anche che nessun compenso è previsto per gli organi della Fondazione e gli ultimi presidenti non hanno mai richiesto neppure il rimborso delle spese vive da loro sostenute né lo hanno chiesto i docenti di fama internazionale che hanno tenuto lezioni di alta specializzazione alla Cattedra Alfieriana.
«Abbiamo investito su un bene che non ci appartiene»
«In una lettera inviata al Prefetto in maniera congiunta, in data 22 ottobre 2020, il Sindaco, Maurizio Rasero, e il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e della Fondazione Asti Musei, Mario Sacco, ricordano gli investimenti importanti messi in atto negli ultimi due decenni, che hanno permesso alla Fondazione Centro di Studi Alfieriani di adempiere ad alcuni dei suoi fini istituzionali, in particolare la conservazione e l’esposizione al pubblico, nella Casa d’Alfieri, di autografi, libri, cimeli, permettendo la riapertura di Palazzo Alfieri e contribuendo alla valorizzazione e alla promozione della figura di Vittorio Alfieri. Si è trattato di un contributo fondamentale, di cui la Fondazione Centro di Studi Alfieriani, la città di Asti, l’Italia e il mondo della cultura non possono che essere riconoscenti. La Fondazione tuttavia, che non aveva una struttura adeguata in tal senso, ha compiuto, tra grandi difficoltà, uno sforzo importante, che ha sottratto per anni all’attività istituzionale della Fondazione stessa risorse ed energie, usate anche per il restauro e la conservazione di beni, come Palazzo Alfieri, che non le appartengono».