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Attualità

Centro Studi Alfieriani, dopo la sfiducia al presidente, ora la decisione passa al Prefetto

Il cda della Fondazione che gestisce il patrimonio del più illustre cittadino astigiano, ha chiesto le dimissioni del professor Boggione

Il cda severo nei confronti del vertice

La palla ora è nel campo del Prefetto che a giorni riceverà il verbale della tesa riunione del consiglio di amministrazione della Fondazione Centro Studi Alfieriani che si è tenuta venerdì pomeriggio in videoconferenza.
Non certo una riunione fra cattedratici impegnati a disquisire sulle future iniziative accademiche, piuttosto un confronto accesissimo che arriva dopo due settimane di ribalta mediatica per il rischio di scioglimento dell’istituzione più prestigiosa di Asti.
E che tirasse una brutta aria si capisce da come è finita la riunione: unanimità del cda nel richiedere le dimissioni del presidente Walter Boggione.
«Non nego che sia stato doloroso sfiduciare il presidente – commenta Gianfranco Imerito, assessore alla Cultura del Comune di Asti, amministrazione proprietaria dei “muri” di Palazzo Alfieri – e questa richiesta non deve neppure essere vista come individuazione di un capro espiatorio. Ma non è accettabile l’immobilismo di questo vertice che dal suo insediamento non ha fatto altro che lamentarsi per la situazione ereditata da altre gestioni senza proporre e cercare soluzioni».

Anche perché qui non si parla di bilanci faraonici, ma di un conto che si aggira intorno ai 70 mila, praticamente lo stesso di un Comitato Palio in buona salute.
«La sfiducia è stato un segnale forte sia all’interno della Fondazione che nei confronti della città per un cambio di rotta significativo che possa ridare slancio all’attività della Fondazione con un altro interlocutore. E poi – conclude Imerito – è ora di cambiare lo Statuto che regola la vita della Fondazione, ormai superato».
Uno Statuto che prevede, fra l’altro, che il presidente sia scelto fra una terna di nomi proposti dall’Università di Torino. La stessa che sarà interessata alla richiesta di dimissioni formalizzata in cda e inviata al Prefetto.

Carlo Cerrato

Fra coloro che maggiormente si sono “scaldati” per la vicenda, anche durante il sofferto cda di venerdì scorso, c’è sicuramente il giornalista Carlo Cerrato, che la Regione ha nominato come suo rappresentante in seno alla Fondazione.
Proprio Cerrato, nell’interregno fra la presidenza Masoero e quella di Boggione, ha retto la gestione della fondazione in via straordinaria per poco meno di un anno.
«In quei pochi mesi ho riallacciato i rapporti con il Ministero perché non era stata presentata neppure la domanda per la tabella triennale, ho firmato una convenzione con la Regione da 15 mila euro l’anno rinnovabile, ho incassato 30 mila euro da Fondazione Crt su un progetto, è stata avviata la definizione dello stato patrimoniale con una stima prudenziale di 6 milioni di euro. E poi la stesura del piano strategico, l’avvio di una revisione del sito, l’ottenimento di un finanziamento di 50 mila euro dalla Compagnia di San Paolo (a proposito, che fine ha fatto?) – scrive dalla sua pagina Facebook – Con l’arrivo del nuovo presidente tutte queste iniziative sono state bloccate o ignorate senza possibilità di discuterne. A fine 2019 risultavano crediti per 88 mila euro. Quanti progetti sono stati presentati quest’anno? Quali nuovi contributi sono stati ottenuti? A fine novembre dopo mesi di totale inazione ci si trova di fronte ad un gran polverone e all’ipotesi di scioglimento. Mi suona strana la fretta di liquidare l’ente senza una ragione plausibile e senza aver informato il cda – conclude Cerrato – A chi fa gioco questa foga distruttiva?».

Daniela Peira

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