Prima ancora di candidarsi a Capitale Europea del Volontariato e poi a Capitale Italiana della Cultura, in entrambi i casi senza vincere, Asti aveva sperimentato un altro genere di candidatura con tanto di dossier: quella per diventare sede di un polo logistico di Amazon. Asti, 29 aprile 2016, l’amministrazione comunale guidata dall’allora sindaco Fabrizio Brignolo pubblicò un comunicato stampa per ufficializzare la “candidatura” della città «a ospitare la nuova localizzazione del colosso del commercio elettronico (Amazon ndr)». Contatti formali, un annuncio pieno di buone intenzioni e il rimando a un dossier da spedire al colosso dell’e-commerce affinché potesse decidere di investire da queste parti.
In realtà non capitò nulla e tutto passò in cavalleria. Cinque anni dopo, nel dicembre del 2021, un altro comunicato stampa, questa volta del nuovo sindaco Maurizio Rasero e dell’ex assessore al Commercio Marcello Coppo, rilanciò l’arrivo di Amazon ad Asti dopo l’approvazione di una delibera propedeutica a portare l’insediamento nella zona industriale: «La delibera – spiegarono gli amministratori – consentirà a Vailog, soggetto primario nel campo dell’immobiliare votato alla logistica, di costruire un immobile per il quale ha già un accordo con un attore internazionale di primo livello: Amazon».
Una scelta che avrebbe permesso al magazzino di sfiorare i 20 metri di altezza, condizione necessaria per diventare polo logistico di Amazon. Addirittura dal Comune si ipotizzò l’assunzione di circa 80 addetti. Ma, anche in questo caso, l’annuncio non si è ancora tradotto in realtà. Il capannone Vailog esiste e si trova nel Pip di Quarto, ma di Amazon neanche l’ombra. Ovviamente non si sono visti gli ipotetici posti di lavoro e nessuno, a cominciare dal Comune, sa perché dopo quasi due anni tutto sia rimasto al palo.
«Sono questioni loro, hanno decine di impianti in stand-by nel mondo anche perché nel frattempo c’è stata la pandemia – commenta Rasero interpellato sul caso – Il magazzino è pronto, non mi risulta che sia tramontata l’idea di venire ad Asti». Anche per l’assessore all’Urbanistica Monica Amasio «dal punto di vista del Comune è stato fatto tutto con un’ulteriore pratica che si è conclusa lo scorso anno».
Quindi perché Amazon non è operativo ad Asti? Da parte della multinazionale, parafrasando il motto della Royal Family inglese “never explain”, mai spiegare, la risposta è telegrafica: «Amazon
ha una lunga tradizione di non commentare i suoi piani futuri». Piani futuri, forse parecchio futuri, perché sembrerebbe che una reale intenzione di aprire il famoso magazzino di Asti non sia tra gli obiettivi nel medio periodo. Senza considerare che Vailog sarebbe il proprietario del magazzino costruito a Quarto e Amazon dovrebbe affittarlo, se e quando deciderà di aprire. Viceversa ad Alessandria Amazon aveva annunciato e poi aperto, a maggio, il centro di smistamento esteso su una superficie di ottomila metri quadrati che serve anche parte dell’Astigiano.
[foto Billi]