E’ scattata la rivoluzione sull’attribuzione degli incarichi agli insegnanti, dalle materne alle superiori
E’ scattata la rivoluzione sull’attribuzione degli incarichi agli insegnanti, dalle materne alle superiori. Due categorie di docenti, infatti, hanno aperto la strada alla cosiddetta “chiamata diretta” da parte dei dirigenti scolastici, destinata a sostituire, almeno in parte, le supplenze. E scoppia la polemica da parte dei sindacati, che a livello nazionale hanno interrotto ogni trattativa col Ministero dell’Istruzione.
Ad essere coinvolti sono, come detto, due categorie di docenti: i neo immessi in ruolo e i gli insegnanti, assunti negli anni precedenti, che hanno chiesto un trasferimento interprovinciale. In entrambi i casi parliamo di professori che non hanno – a differenza dei colleghi – la titolarità su una scuola, ma su un ambito territoriale, sul quale hanno espresso preferenza. Anche se, per la precisione, la normativa prevede alcune eccezioni che consentono ai docenti già in ruolo da anni, e che hanno chiesto il trasferimento in un’altra provincia, di avere la titolarità su una scuola.
Comunque, con tempistiche molto strette, già avviate e in scadenza in questi giorni per alcuni ordini di scuola, i dirigenti che hanno bisogno di coprire posti rimasti vacanti dopo le recenti operazioni di mobilità (trasferimenti), devono attuare la nuova procedura. La quale, appunto, serve per coprire posti di classi di concorso (materie) che erano state assegnate l’anno scorso alle singole scuole, ma che ora non sono coperte da personale. Sostituendo, così, l’assegnazione delle cattedre tramite supplenze finora utilizzata.
I dirigenti, quindi, devono pubblicare su una piattaforma internet un avviso pubblico in cui specificano, sulla base delle indicazioni ministeriali e del Ptof (Piano triennale di offerta formativa) della scuola, le posizioni aperte e i profili richiesti. I docenti interessati inviano la candidatura, i dirigenti esaminano i curricula pervenuti e scelgono i docenti, inviando loro la proposta di attribuzione dell’incarico. I docenti ricevono la (o le) proposte e rispondono.
«Il tutto – commenta Chiara Cerrato, segretario generale aggiunto Cisl scuola Asti e Alessandria – con tempi strettissimi, che rendono difficoltosa tutta l’operazione, su cui regna peraltro una certa confusione. Basti pensare, per fare un esempio, alla tempistica relativa alle scuole medie: entro il 2 agosto i dirigenti dovranno pubblicare l’avviso, mentre i docenti dovranno inviare la candidatura entro il 7 agosto. I dirigenti esamineranno le proposte di incarico e invieranno le proposte entro il 10 agosto, cui i docenti dovranno rispondere entro tre giorni. Eccezion fatta per i professori neo immessi in ruolo, per i quali le operazioni slitteranno ai primi di settembre».
Se poi rimarranno scoperti uno o più posti, sarà inviata una segnalazione all’Ufficio scolastico regionale che, tramite gli uffici scolastici provinciali, provvederà a coprire i posti ancora vacanti, “pescando” dall’ambito territoriale o assegnando l’incarico tramite il sistema delle supplenze.
Diverse, quindi, le critiche mosse a questa procedura dai sindacati a livello unitario (oltre alla Cisl scuola, Flc Cgil, Uil scuola, Snals, Gilda Unams). «Innanzitutto – commenta Carlo Cervi, segretario generale Cisl scuola Alessandria e Asti – si tratta la scuola come un’azienda, cosa che non è. Ma mettiamo anche che sia corretto stabilire che i dirigenti scelgano gli insegnanti. Bisogna però poi fornire un supporto: ovvero, una griglia completa e trasparente di valutazione che non lasci tutta la responsabilità ai dirigenti. Peccato che, invece, il Ministero abbia fissato, sostanzialmente, solo scadenze temporali. Così avremo il risultato che l’assegnazione dei docenti sarà lasciata alla più ampia discrezionalità dei dirigenti. I quali saranno esposti ad una molteplicità di ricorsi da parte di insegnanti che ritengano la procedura viziata per qualche motivo».
Giudizio complessivamente positivo, invece, da parte di Giorgio Marino, dirigente degli istituti superiori Monti e Artom nonché segretario provinciale dell’Anp (Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola), il sindacato più rappresentativo dei presidi. «Il mio giudizio sulla “chiamata diretta” – afferma – è complessivamente positivo. Anche se, a dire il vero, proprio diretta non è, dato che si basa su una griglia fornita dal Ministero».
«Due – prosegue – gli appunti che posso muovere: i tempi stretti, anche se era prevedibile che quest’anno andasse così, dato che dobbiamo avere a disposizione il personale per l’avvio dell’anno scolastico. E il fatto che le indicazioni ministeriali non lasciano aperte tutte le classi di concorso (materie di insegnamento, ndr). La conseguenza è che, soprattutto negli istituti tecnici, non si potranno chiamare tutti gli insegnanti di materie scientifiche di cui si avrebbe bisogno».
Elisa Ferrando