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“Cibo, affitto e lavoro: ecco le richieste più numerose”

Il direttore della Caritas diocesana, Beppe Amico, racconta l’impegno dei volontari per aiutare le persone in difficoltà economica in questo periodo di pandemia

L’impegno dei volontari Caritas

E’ in calendario domani la Giornata Mondiale dei Poveri, istituita da Papa Francesco nel 2017, accompagnata quest’anno dal messaggio “Tendi la tua mano al povero”.
In prima linea in aiuto alle fasce della popolazione in difficoltà economica c’è da sempre la Caritas, che nella diocesi di Asti può contare sull’impegno di circa 300 volontari e su una rete di 19 centri di ascolto (tra cui quello diocesano in via Morelli), cui si aggiungono l’emporio della solidarietà in via Canelli, il centro diurno “Il Samaritano”, la convivenza autogestita “Le Querce di Mamre” dedicata alle donne in difficoltà. Inoltre la Caritas si occupa di vari progetti, dall’accoglienza profughi all’attivazione di corridoi umanitari.
«Attualmente – spiega il direttore, Beppe Amico – alcuni centri di ascolto sono aperti, perché caratterizzati da spazi ampi che consentono di rispettare la normativa anti Covid. Altri, invece, sono chiusi. Ma, in quest’ultimo caso, il contatto con le persone in difficoltà viene mantenuto telefonicamente, come successo in occasione del primo lockdown, la primavera scorsa. E, se vediamo che il sistema funziona, questa organizzazione continuerà anche nei prossimi mesi. Certo, dallo scoppio della pandemia abbiamo registrato un calo di volontari, cui durante il primo lockdown abbiamo sopperito grazie all’aiuto offerto da tanti giovani e da adulti che in quel periodo non lavoravano. Un sostegno che ci è venuto a mancare con la ripresa delle attività, da fine maggio, ma, considerando l’attuale riduzione dei servizi “in presenza”, riusciamo fortunatamente a soddisfare le richieste che ci arrivano».

Le richieste più numerose

Quali le più numerose in questo periodo? «Fondamentalmente – spiega – sono richieste di alimenti, pagamento di bollette e affitti, aiuto nella ricerca disperata di un lavoro. Ad avanzarle sono infatti persone che hanno perso l’occupazione durante il primo lockdown, perché in possesso di contratti poco tutelati, e che ora hanno una grande difficoltà a trovarne un’altra e sono spaventate dal fatto che la ripresa si allontana. E noi con loro, perché, siccome le aziende che usufruiscono della cassa integrazione (la grande maggioranza attualmente) non possono beneficiare dei tirocini, non possiamo attuare il nostro Progetto Lavoro».
Per quanto riguarda la donazione di alimenti, è stato potenziato l’emporio della solidarietà di via Canelli, dove sono state introdotte nuove regole anti Covid: non più di 4 volontari a turno e non più di 2 utenti all’interno, che vi si possono recare solo su appuntamento per ritirare il pacco di alimenti sufficiente per un mese intero (prima era per quindici giorni). Per chi risiede nei paesi è poi attivo il servizio di consegna a domicilio da parte dei volontari.
«In occasione del primo lockdown – ricorda – abbiamo avuto un’impennata di richieste, poi ridimensionata durante l’estate, e ora di nuovo in aumento. Ovviamente noi filtriamo le domande, come per tutti i nostri servizi, in modo da essere sicuri di aiutare persone veramente in difficoltà».
Tra le altre forme di aiuto particolarmente utili in questo periodo, il Fondo Abitare. «A chi ha perso il lavoro durante il lockdown – continua – paghiamo due mesi di affitto, di spese condominiali o di entrambi. Ad oggi abbiamo erogato a questo scopo 46mila euro, cui si aggiungono circa 50mila euro per aiuti straordinari a famiglie in difficoltà. E, ancora, le risorse del progetto “Ripartire insieme” reso possibile grazie alla Banca di Asti, che ad oggi, per quanto ci riguarda, ha registrato 45mila euro distribuiti alle aziende di piccole dimensioni che hanno così emesso 2345 buoni da spendere presso di loro, consegnati a famiglie in difficoltà individuate da noi».

Elisa Ferrando

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