Il blocco delle esportazioni di cibo dalla Russia verso i Paesi considerati “ostili” annunciato dal presidente Vladimir Putin pesa appena per l’1% delle importazioni totali di grano nell’Unione Europea, ma la percentuale scende addirittura allo 0,5% per il mais destinato all’alimentazione animale. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati del Centro Studi Divulga sugli effetti dell’eventuale ritorsione russa dopo l’annuncio di nuove sanzioni dell’Ue con il blocco delle importazioni di carbone.
La Russia è diventato il principale esportatore mondiale di grano ma anche la dipendenza dell’Italia risulta limitata con appena il 2,3% del totale del grano importato, per un quantitativo di circa 153 milioni di chili, dei quali 96 milioni di chili di tenero per la panificazione e 57 milioni di chili di duro per la produzione di pasta. Complessivamente le importazioni di cibo dalla Russia in Italia valgono 258 milioni di euro e sono rappresentate per oltre la metà proprio dai cereali per un importo di 136 milioni e tra questi soprattutto il grano, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al 2021.
“A preoccupare – fa notare Marco Reggio presidente Coldiretti Asti – sono le limitazioni causate dalla guerra alle esportazioni di cereali dall’Ucraina dopo l’invasione russa che ha bloccato le spedizioni delle navi dal Mar Nero e reso più difficili le semine a causa del conflitto”.
“In questo contesto è importante il via libera dell’Unione Europea ad utilizzare i circa 20 mila ettari di terreni a riposo per le prossime semine primaverili ed aumentare la produzione. – sottolinea Diego Furia direttore di Coldiretti Asti – “Si riduce, così, la dipendenza dall’estero da dove arriva circa la metà del mais necessario all’alimentazione del nostro bestiame, il 64% del grano tenero per la panificazione, che rende l’intero sistema e gli stessi consumatori in balia degli eventi internazionali”.