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Coldiretti: la Dieta Mediterranea conquista il primato a livello mondiale

Mantenerla significa anche affrontare le sfide del clima

Con il punteggio dell’85,1%, la Dieta Mediterranea ha vinto la sfida mondiale delle diete per il 2024 (ben 30 quelle in lizza), incalzando la candidatura della “cucina italiana” a Patrimonio Unesco. Seguono, in classifica: Dash (la dieta contro l’ipertensione), Mind (dieta che previene e riduce il declino cognitivo), Mayo (un programma di 12 settimane che punta sulle proteine ed esclude i farinacei) e Flexariana (dieta flessibile).

E’ quanto afferma la Coldiretti, sulla base del nuovo Best Diets Ranking elaborato dal U.S. News & World’s Report’s, media statunitense noto a livello globale per la redazione di classifiche e consigli per i consumatori.

“Non ci sorprende che la Dieta Mediterranea abbia vinto la sfida con un netto distacco sulle altre” commenta il Presidente Coldiretti Asti Monica Monticone. “A determinarne il successo senza pari è certamente la qualità degli alimenti, l’equilibrio dei valori nutrizionali e la facilità di preparazione, per una cucina che, tra gli altri, contempla i grassi sani, come l’olio extravergine d’oliva, e scoraggia quelli saturi, risultando adatta anche per chi segue specifiche prescrizioni cliniche e/o religiose (halal o kosher)”.

“La Dieta Mediterranea – continua la Coldiretti – è altresì salutare per il cuore, poiché favorisce la riduzione della pressione sanguigna, del colesterolo e del peso corporeo, oltre a migliorare il funzionamento cardiovascolare, registrando tassi inferiori di malattie cardiache e ictus. L’abbondanza di frutti di mare, noci, semi, olio extravergine, fagioli, verdure a foglia verde e cereali integrali, poi, apporta molti benefici al cervello. Gli antociani in bacche, vino e cavolo rosso, infine, sono considerati particolarmente benefici per la salute”.

L’apprezzamento mondiale per la Dieta Mediterranea, principalmente fondata su pasti regolari a base di pane, pasta, frutta, verdura, carne, olio extravergine d’oliva e il tradizionale bicchiere di vino, lo si deve agli iniziali studi dal fisiologo statunitense Ancel Keys che, per primo, ne evidenziò gli effetti benefici (in termini di salute e longevità), dopo aver vissuto per oltre 40 anni nel salernitano.

“Questo risultato contraddice le precipitose e inopportune accuse mosse contro le nostre eccellenze enologiche ed alimentari (come la Razza Piemontese), promuovendo a pieni voti una dieta unica, testata e riconosciuta a livello internazionale, qual è la Mediterranea, che assume ancor più valore quando rispetta i requisiti del km0 e della stagionalità” aggiunge il Direttore Coldiretti Asti Diego Furia.

Un primato tutto italiano che, oggi, è però minacciato dai cambiamenti climatici. Il moltiplicarsi di eventi estremi lungo l’intera Penisola, infatti, nel solo 2023, ha provocato oltre 6 miliardi di danni all’agricoltura, determinando il crollo dei raccolti che compongono la piramide alimentare della Dieta Mediterranea.

Stringendo l’obiettivo sull’astigiano, si parla di riduzioni che, in vigna, si sono mediamente attestate sul 40%; nel settore corilicolo, sul 30%; nel cerealicolo sul 25% (autunno-vernini) e sul 40% (primavera-estate), così come, sul 30% in media, per il miele, le cui api sono vere e proprie sentinelle dello stato di salute dell’ambiente.

“Occorrono politiche puntuali che, anche se borderline a livello temporale, ci consentano di guidare e non subire passivamente i cambiamenti climatici in corso” tornano a sottolineare Monticone e Furia. “Il comparto agricolo è, evidentemente, tra i primi ad esserne minacciato, così come dimostrato dagli ingenti e crescenti danni provocati dagli eventi estremi. Il contenimento delle emissioni in atmosfera, le scelte colturali sostenibili, la creazione di bacini idrici e/o le dotazioni di nuova generazione per il contenimento dei consumi idrici, nonché le scelte alimentari intelligenti restano azioni e obiettivi di priorità e impellenza per l’intera categoria. Ma affinché il cambiamento possa contare sul contributo di tutti i nostri agricoltori/allevatori, puntiamo su un maggiore riconoscimento del settore primario, anche, attingendo da risorse comunitarie specificatamente dedicate”.

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