L’attacco della multinazionale Syngenta al biologico colpisce direttamente l’Italia che è leader europeo nel numero di imprese agricole bio con ben 70mila produttori, con oltre 2 milioni di ettari coltivati. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare le dichiarazioni di Erik Fyrwald, Ceo del colosso agrochimico Syngenta secondo il quale di fronte alla minaccia di una crisi alimentare globale provocata dalla guerra in Ucraina, è necessario rinunciare all’agricoltura biologica per ottenere rese produttive maggiori.
“Occorre lasciare agli imprenditori la libertà di decidere cosa produrre sulla base dei propri interessi e della domanda dei consumatori – evidenzia Marco Reggio presidente Coldiretti Asti –. Viviamo in un’economia di mercato dove a decidere cosa produrre non può essere di certo la cinese Syngenta”.
“Poco più di due mesi fa è stata approvata in Italia la legge sul biologico proprio per rispondere alle attese di produttori e consumatori che in misura crescente si avvicinano al biologico”- sottolinea Diego Furia direttore Coldiretti Asti – “Una metodologia di produzione agricola che finisce oggi nel carrello della spesa di quasi due italiani su tre (64%) con le vendite totali che nell’ultimo decennio sono più che raddoppiate tanto che nel 2021 hanno sfiorato il record di 7,5 miliardi di euro di valore, tra consumi interni ed export”.
E’ infatti interessato iI parere del massimo esponente della multinazionale del settore dell’agro-industria, specializzato nella produzione di mezzi tecnici per l’agricoltura e nelle attività nel campo delle sementi che è stato acquistato nel 2017 per 43 miliardi di dollari dal colosso cinese ChemChina, il quale nel frattempo si è unita con Sinochem, dando vita a una holding petrolchimica da 150 miliardi di dollari.
“L’Italia non può accettare passi indietro sulla sicurezza alimentare che mettono a rischio la salute dei consumatori” – concludono Reggio e Furia – “Il necessario aumento quantitativo delle produzioni deve essere ottenuto nell’immediato salvando aziende e stalle da una insostenibile crisi finanziaria per poi investire per aumentare la produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma serve anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici”.