Immaginate una Barbera d’Asti senza alcol? O un Ruché di Castagnole Monferrato analcolico? Per noi astigiani è un’eresia, ma non è così per l’Unione Europea. Togliere l’alcol dal vino e aggiungere acqua è infatti l’ultima trovata di Bruxelles per il settore enologico.
«Per un comparto già fortemente provato dalla pandemia – denuncia il direttore di Coldiretti Asti, Diego Furia – sarebbe un danno economico incalcolabile. Inutile negare come il settore vitivinicolo sia ormai da tempo nel mirino dei burocrati dell’Unione, dopo la proposta di introdurre etichette allarmistiche per scoraggiarne il consumo prevista nella Comunicazione sul “Piano d’azione per migliorare la salute dei cittadini europei”, ora arriva questa proposta choc. La Ue sembra sempre più distante dalla realtà: questa è l’Europa che non vogliamo».
C’è quindi preoccupazione in Coldiretti nello svelare i contenuti del documento della Presidenza del Consiglio dei Ministri Ue in cui viene affrontata la pratica della dealcolazione parziale e totale dei vini. La proposta prevede di autorizzare, nell’ambito delle pratiche enologiche, l’eliminazione totale o parziale dell’alcol con la possibilità di aggiungere acqua anche nei vini a denominazione di origine.
«In questo modo – rileva sconsolato Marco Reggio, produttore vitivinicolo e presidente di Coldiretti Asti – sarebbe permesso di chiamare vino un prodotto senza più caratteristiche di naturalità. In barba al secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino. Un inganno legalizzato per i consumatori che si ritroverebbero a bere acqua “sporca” invece di vino vero. Così si mette a rischio l’identità del nostro vino, anche perché attualmente la definizione “naturale” e legale del vino vigente in tutta Europa prevede il divieto di aggiungere acqua».
Coldiretti si fa partecipe dell’impegno di fermare questa deriva pericolosa che rischia di compromettere la principale voce dell’export agroalimentare non solo dell’Astigiano, con un fatturato di oltre 11 miliardi in Italia e all’estero.
«La Commissione Europea – specifica Furia – oltre a questa amenità di annacquare il vino e al tentativo di introdurre allarmi per la salute nelle etichette delle bevande alcoliche come avviene per le sigarette, potrebbe addirittura arrivare ad eliminare il vino dai programmi di promozione dei prodotti agroalimentari».
Non va dimenticato come venga già consentita l’aggiunta dello zucchero nei paesi del Nord Europa per aumentare la gradazione del vino, mentre lo zuccheraggio è sempre stato vietato in Italia e nelle altre nazioni del sud. A toccare l’Astigiano c’è anche la pratica della spumantizzazione dei vini stranieri che consente di dichiarare prodotto locale anche un vino che subisce una sola e minima operazione di cantina sul nostro territorio. Fra le ultime novità di Bruxelles c’è poi il via libera al vino “senza uva” ovvero ottenuto dalla fermentazione di frutta, come ad esempio i lamponi o il ribes. Una pratica enologica che altera la natura stessa del vino che storicamente e tradizionalmente è solo quello interamente ottenuto dall’uva.
Una risposta
La Coca Cola ai suoi esordi si chiamava French Wine Mariani, era un vino aromatizzato. Hanno poi scoperto che senza alcol piaceva molto di più, il suo successo non ha bisogno di commenti. I produttori di birra prevedono che nel 2025 il 30% della birra venduta sarà analcolica, e stanno investendo in questo senso. I produttori di vino sono miopi, non colgono quale grande opportunità sarebbe il vino con meno o zero alcol. Una bevanda con una percentuale di alcol del 10-14% è incompatibile con la maggior parte delle attività umane, oltre che con la salute.