Negli ultimi sei mesi nella provincia di Asti e in tutto il Piemonte è allarme siccità. Quello che stiamo vivendo è il terzo inverno meno piovoso dal 1965: manca il 64% della neve. Il problema si sente, soprattutto, da dicembre ed è peggiorato a febbraio e gennaio: l’inverno tutt’ora in corso è stato il terzo più secco degli ultimi 65 anni, secondo i dati di Arpa, con il riempimento del Lago Maggiore in deficit del 29% di acqua.
“L’attuale grave insufficienza di riserve idriche nel suolo, come la storia di questi ultimi anni ci mostra, pregiudica non solo inevitabilmente le colture erbacee, ma anche le colture più resilienti, dotate di un maggiore capacità di estendere le proprie radici alla ricerca di una fonte idrica, come vite e nocciolo, tanto più sui fronti collinari con terreni sciolti e più esposti all’irraggiamento solare. – precisa Antonio Bagnulo responsabile tecnico di Coldiretti Asti
“La tecnologia può svolgere un grande ruolo di contrasto a questi cambiamenti. Nel settore dell’irrigazione e fertilizzazione, ad esempio, assistiamo ad uno sviluppo enorme delle attrezzature e dell’impiantistica finalizzata a razionalizzare e ridurre drasticamente il consumo di acqua, nutrienti ed energia. – continua Bagnulo – In tal senso va annoverata l’enorme diffusione dei sistemi di fertirrigazione localizzata, con crescente utilizzo di sensori e nuove conoscenze che permettono di rilasciare la giusta quantità di acqua e nutrienti alla coltura”.
Per la vite diventa quanto mai urgente ridiscutere l’introduzione, nei disciplinari di produzione Doc, della possibilità di effettuare irrigazione di soccorso, se vogliamo continuare a produrre i nostri grandi vini e non rischiare il progressivo abbandono della coltura in determinate aree.
“La siccità è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con un danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti. – sottolinea il presidente Coldiretti Asti Marco Reggio – I cambiamenti climatici hanno modificato soprattutto la distribuzione sia stagionale che geografica delle precipitazioni anche se l’Italia resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente dei quali purtroppo appena l’11% viene trattenuto”.
“Per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie è stato elaborato e proposto, insieme ad Anbi, un progetto concreto immediatamente cantierabile nel PNRR – continua Diego Furia direttore Coldiretti Asti. – Un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio nazionale.Il progetto prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto e ottimizzare i risultati finali.
“L’idea è di “costruire” senza uso di cemento, per ridurre l’impatto ambientale, – concludono Reggio e Furia – laghetti in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione”.