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Progetto pilota

Colle Don Bosco: restituzione virtuale di reperti sacri a tre comunità brasiliane

Una delegazione con antropologo e tre rappresentanti di diversi popoli indigeni studieranno e riprodurranno degli oggetti sacri custoditi al Museo Etnologico

Un progetto che ha un nome evocativo “Libertando os Ancestrais: a volta dos arrefatos xamânicos para o Rio Negro”, tradotto, “Liberando gli antenati: il ritorno degli artefatti sciamanici nel Rio Negro” e che vede nel Museo Etnologico del Colle don Bosco la prima azione pilota destinata ad essere replicata per decine di collezioni di oggetti sacri brasiliani disseminate nel mondo intero.

Lo presenta Letizia Pecetto, curatrice del Museo salesiano: «Ad agosto il progetto è stato messo a punto proprio nella grande regione brasiliana di Rio Negro, ricca di comunità locali di indigeni. I missionari salesiani misero insieme una importante collezione di oggetti provenienti da tutto il mondo e, esattamente cento anni fa, la radunarono per la prima volta nell’Esposizione Missionaria Vaticana. Durante la seconda guerra mondiale, poi, questi oggetti vennero portati al Colle don Bosco per essere protetti da bombardamenti e saccheggi. Oggi abbiamo la possibilità, con questa iniziativa, di riavvicinare questi oggetti alle loro comunità originarie».

La delegazione ospite per due settimane al Colle Don Bosco è formata da  Renato Athias (antropologo e professore all’Università Federale di Pernambuco/Recife/Brasile),  ⁠Maximiliano “Max” Correa Menezes, rappresentante del popolo Tukano, Afonso Fontes, rappresentante del  popolo Baniwa, Alexandre Azevedo Rezende, delegato del popolo Tuyuka (in patria  è riconosciuto come “pajè”, guaritore) e Anna Bottesi, ricercatrice presso l’Università di Bologna e co-coordinatrice del progetto accanto a Renato Athias.

«Questa collezione è lontana dalle sue terre da un secolo – ha spiegato il dottor Athias – e oggi, dopo cento anni, abbiamo la possibilità di riconnettere questi oggetti alle loro comunità originarie. Il progetto punta alla restituzione “virtuale” dei manufatti grazie ai salesiani che hanno acconsentito agli  specialisti rituali indigeni di avvicinarsi a loro, studiarli e maneggiarli».

Nel corso delle due settimane di permanenza al Colle, la delegazione brasiliana provvederà  a riprodurre in video, foto, ricostruzioni in 3D gli oggetti della collezione. Oltre ad un momento di riconnessione spirituale dei rappresentanti dei popoli inviati in Italia per il progetto.

Si tratta di oggetti sacri come la  lancia che rappresenta l’asse del mondo. Nelle  comunità di origine sono oggetti andati perduti e con essi la memoria del loro  passato spirituale. Con questo progetto gli specialisti rituali saranno in grado di raccogliere materiale e immagini da riportare in patria per farne memoria delle nuove generazioni.

Un desiderio di recuperare la storia e i rituali spirituali degli indigeni che sta tornando dopo la diffusa evangelizzazione a partire dagli Anni Venti. L’evangelizzazione salesiana ha comportato la sospensione delle pratiche  e delle cerimonie legate a questi artefatti, che in quasi tutte le aree del Rio Negro hanno smesso di essere prodotti, ed è per questo che oggi quest’operazione di riscatto è così importante.

Nelle parole dei rappresentanti brasiliani non si legge acredine verso i salesiani che sottrassero questi oggetti ai loro antenati. «Portandoli in Italia e custodendoli nelle teche, hanno consentito che venissero tramandati e protetti» hanno detto e non vi è neppure la pretesa di riaverli indietro fisicamente perché, hanno spiegato, nella regione di Rio Negro resistono numerose comunità diverse ed è impossibile, al momento, risalire ad un’assegnazione precisa degli oggetti custoditi nel museo. Così, una restituzione reale, potrebbe creare dissidi e conflitti interni.

«Siamo fieri di poter presentare questa rara collezione e di ospitare gli amici di Rio Negro in questo cammino – ha commentato il direttore Don Josè Nunez – ricordando che a novembre si celebreranno i 150 anni della prima spedizione missionaria salesiana in Patagonia. Oggi i salesiani portano il messaggio cristiano in 137 Paesi».

«Il Colle e San Giovanni Bosco sono un simbolo per ogni castelnovese – ha detto il sindaco Umberto Musso – Un simbolo del cuore che ci rappresenta in tutto il mondo e siamo orgogliosi di avere un museo di tale prestigio sul nostro territorio».

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