Tempus fugit dicevano i latini, visto che spesso e volentieri il tempo ci scivola tra le mani come sabbia. C'è chi questo lo sa e se ne approfitta. Come Google, che a fine primavera si è
Tempus fugit dicevano i latini, visto che spesso e volentieri il tempo ci scivola tra le mani come sabbia. C'è chi questo lo sa e se ne approfitta. Come Google, che a fine primavera si è inventato Earth Engine, una nuova mirabolante meraviglia. Utilizzando una tecnica fotografica piuttosto diffusa nella produzione di documentari naturalistici e usando le immagini dei satelliti in orbita ci ha infatti raccontato cosa è successo al pianeta negli ultimi vent'anni. E senza bisogno di commento visto, che le foto parlano da sole.
E se la definizione e la qualità delle immagini non sono eccezionali i risultati lasciano lo stesso davvero a bocca aperta. Basta guardare quello che è successo al mare Aral, un filmato che ci dovrebbe far pensare quando ci prendiamo la libertà di decidere se i profughi possano o meno stare da noi. O quello che sta capitando alle foreste dell'Amazzonia. Ma abbastanza impressionante, anche se sicuramente meno scenografico, è anche vedere come è cambiata la nostra città negli ultimi vent'anni.
Chiaramente visibile l'espansione che la città ha avuto seguendo linee di fuga forse più dovute all'interesse che alla logica. Per inciso chiunque si può divertire a vedere se e come il proprio consiglio comunale negli ultimi vent'anni si è comportato bene visto che basta digitare il nome del comune e mister Google fa il resto. Non è un caso infatti che il recente rapporto dell'Unione Europea catalogava il territorio tra Asti e Torino come uno dei maggiormente soggetti al fenomeno dello sprawl, il consumo disordinato di suolo. Con tutti i costi presenti e futuri che ne seguono e buona pace di chi sostiene che bisogna sviluppare le varianti frazionali.
l.p.