Sindaci che “corrono” alle elezioni in solitaria perché nessun altro si sogna di prendersi un simile fardello, comunità collinari che si creano e velocemente si sgretolano con buona pace della collaborazione tra Enti, carenza endemica di personale, mancanza di fondi: questa è la realtà che sono costretti ad affrontare moltissimi piccoli Comuni i cui amministratori lamentano una serie di criticità senza fine.
Tra i mille problemi c’è anche quello segnalato da Giorgio Musso, ex sindaco di Castelnuovo Don Bosco, già vicepresidente della Provincia di Asti e oggi segretario generale della città e della Provincia di Cuneo: la grave mancanza di segretari comunali, ben settecento solo in Piemonte.
«Sono indispensabili per il funzionamento dei Comuni; – spiega Musso – Segretari che dovrebbero assistere giuridicamente sindaci, assessori e consiglieri dei nostri Comuni coordinando le strutture amministrative comunali. Il blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione, le restrizioni finanziarie e i vincoli di bilancio non hanno consentito allo Stato, in questi anni, di svolgere i concorsi necessari per l’assunzione di queste fondamentali professionalità».
Se i Segretari comunali sembrano essere figure particolarmente rare nei territori piemontesi, non parliamo di tutte le altre che servono a mandare avanti la cosiddetta “macchina statale” sempre più spesso ridotta ai minimi termini con tutte le conseguenze del caso.
È ancora Giorgio Musso a spiegare la drammaticità della situazione che forse molti cittadini non hanno ben chiara, specie quando criticano la lentezza con cui si muovono gli Enti locali.
Una spaventosa carenza di personale
«I Comuni piccoli e medi sono allo stremo: sopravvivono spesso solo grazie alla buona volontà, alla responsabilità e alla gestione di fatto dei tanti amministratori locali eletti. Non solo – continua Musso – mancano in questi Comuni qualificazioni professionali idonee, come i Segretari comunali, ad affrontare il nuovo scenario delle pubbliche amministrazioni locali sempre meno preparate e predisposte a far fronte a norme e metodologie complesse e intricate, collegate a leggi, regolamenti, e procedure che via via in questi ultimi vent’anni lo Stato, l’Unione Europea e la Regione hanno emanato; mancano tecnici, contabili, specialisti di settore, che possano supportare la gestione innovativa e moderna del sistema delle autonomie locali, a discapito dei servizi in favore dei cittadini e delle imprese, che ne avrebbero enormemente bisogno».
Come se non bastasse il quadro delineato da Musso, bisogna aggiungere che i «pochi dipendenti comunali rimasti hanno un’età media superiore a cinquant’anni e – continua il Segretario generale – nella maggior parte dei casi non corrispondono più alle esigenze rinnovate della gestione degli Enti locali sia in termini strumentali sia funzionali. Stanno infatti aumentando i comuni piemontesi in carenza di personale, gestiti da società specializzate esterne». Quale sarà l’impatto di tutto questo davanti al PNRR e ai fondi europei che dovranno essere gestiti anche sui territori fuori dalle città metropolitane? Per Musso le Province «che potevano essere un sostegno importante soprattutto per i comuni più piccoli e bisognosi sono state quasi totalmente distrutte dalla cosiddetta Legge Del Rio, senza riuscire finora a dispiegare le sue naturali e peculiari prerogative di Enti di area vasta a supporto delle strategie territoriali».
Anche di questo si è parlato qualche giorno fa, all’Abbazia di Vezzolano, durante il Convegno dell’Unione dei Segretari comunali e provinciali del Piemonte (nella foto). Un momento per fare sintesi, per parlare di problemi, ma anche di soluzioni indispensabili e non più procrastinabili per la sopravvivenza dei piccoli Comuni.