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Cirio e Mattarella
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«Con l’elezione di Mattarella si dà stabilità al Paese»

Cirio, Carosso, Gabusi, Giaccone, Rasero e Lanfranco commentano la rielezione al Quirinale tra elogi al presidente e dubbi sull’azione della politica

Il giuramento del rieletto Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si svolgerà giovedì. Nel frattempo i politici locali commenta quanto successo nei giorni che ci siamo lasciati alle spalle. «Continuo a pensare – dichiara il presidente del Piemonte Alberto Cirio – che si sarebbe potuta definire la questione Quirinale certamente prima, anche perché il centrodestra aveva messo in campo nomi autorevoli, che il centrosinistra non ha però voluto accogliere. Sembra che questi siano i tempi e le liturgie della politica romana. Ma i tempi cambiano e anche la politica deve cambiare, se vuole essere ancora rappresentativa di un Paese che di tempo non ne ha più. Ha comunque prevalso il senso di responsabilità, perché l’Italia ha bisogno di stabilità. E questo è emerso con grande chiarezza nell’incontro che ho avuto l’onore di avere con il Presidente Mattarella, che ringrazio per il profondo spirito di sacrificio istituzionale».

«È prevalso il buonsenso dal momento che non c’è una maggioranza riconducibile al centrodestra o al centrosinistra forte da eleggere un presidente da sola – commenta il vicepresidente della Regione Fabio Carosso (Lega) – Credo che in questo momento gli italiani abbiano bisogno di spendere bene i soldi del PNRR e di stabilità. La stessa che il Governo Draghi, di cui la Lega fa parte, e Mattarella, probabilmente non per sette anni, possono dare con questa scelta prudente. Ora penserei di più a lavorare per poi, alle elezioni, dare un governo di centrodestra forte da poter fare quelle scelte che tutti aspettiamo da un po’ di anni».

L’assessore regionale di Forza Italia Marco Gabusi analizza la rielezione su più piani: «Dal punto di vista dell’amministratore regionale il fatto che non cambi il Governo, eleggendo Mattarella, significa che siamo subito operativi e questo è importante. Il dato meno confortante è che si debba quasi obbligare un Presidente della Repubblica a rifarlo contro la propria voglia. Credo che ciò imponga riflessioni, a tutti. Ma queste non possono durare mesi fingendo di fare un referendum per modificare la norma per l’elezione diretta del presidente. Se si vuole fare l’elezione diretta, io ne sono convinto, si deve partire da una riforma costituzionale che porti verso un presidenzialismo e quindi a un sistema elettorale e di governo diversi. Naturalmente Mattarella ha dimostrato di essere un presidente che ha unito l’Italia, quindi siamo ben contenti».

Per il deputato astigiano Andrea Giaccone (Lega) è stata la prima esperienza come elettore di un presidente: «È stata una grande emozione – dichiara – Da parte del centrodestra c’era l’obiettivo di eleggere un presidente più vicino alla sua coalizione e Matteo Salvini si è mosso bene, si è prodigato in tutto i modi per trovare un nome condiviso e autorevole per quel ruolo. Ma credo che dall’altra parte non ci sia stato abbastanza coraggio nel fare una scelta, ad esempio sul presidente donna come Cartabia dopo la mancata elezione di Casellati e il non accordo su Belloni. Dato lo stallo, la scelta di chiedere la disponibilità a Mattarella non poteva che essere l’unica soluzione. Ma ripeto, Salvini ha fatto del suo meglio per trovare una convergenza su un nome».

Molto meno entusiasta per le modalità adottate è il sindaco di Asti Maurizio Rasero: «È stata una brutta pagina della politica Italiana e di un mondo romano che sembra sempre più distante dalla gente. È stata eletta la persona che può dare maggiore stabilità al Paese insieme a Draghi in questo momento, ma è triste pensare che molti lo hanno sostenuto per non andare a casa e perdere lo stipendio e la pensione».

I limiti dell’attuale classe politica sono stati visti anche dal presidente della Provincia Paolo Lanfranco (Lega): «La rielezione di Mattarella fa emergere ancora una volta sia i limiti di questo quadro politico sia la tendenza degli italiani a contrapporsi continuamente per fazioni. Credo che si debba smettere di denigrare e di indebolire la politica, come se potessimo farne a meno: la soluzione dei suoi difetti è rifondarla su una partecipazione più ampia, sulla valorizzazione delle competenze e sullo spirito di servizio alla comunità. Ciascun cittadino – spiega – dovrebbe richiamare se stesso a maggior prudenza e sobrietà nel giudicare le questioni nazionali, siano la formazione della nazionale di calcio, la gestione pandemica o l’elezione del presidente, evitando di contribuire ad una continua contrapposizione. In uno scenario confuso non possiamo che trovare in Mattarella l’espressione dei più alti valori democratici e costituzionali».

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