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Attualità

Niente sgombero forzato in c.so Gramsci
C’è il turn over degli alloggi occupati

Alla fine la soluzione, seppure precaria e senza alcuna prospettiva, è arrivata tramite il passaparola di chi è stato nella stessa situazione, ovvero senza casa. Venerdì scorso è stato evitato lo

Alla fine la soluzione, seppure precaria e senza alcuna prospettiva, è arrivata tramite il passaparola di chi è stato nella stessa situazione, ovvero senza casa. Venerdì scorso è stato evitato lo sgombero forzato della famiglia di sei marocchini dall'alloggio di corso Gramsci dietro la promessa di lasciare libera la casa entro il 2 luglio.

Entro quella data, infatti, un'altra famiglia senza casa che due anni fa aveva occupato uno degli alloggi del condominio di corso Volta appartenente ad una società immobiliare in fallimento, ha trovato alloggio e lavoro come custodi in una tenuta dell'Astigiano. Grazie a questo "colpo di fortuna" è in grado di lasciare libero l'appartamento che verrà occupato dalla famiglia marocchina che da oltre un anno e mezzo non ha più pagato nè l'affitto nè le spese condominiali di corso Gramsci. Senza lavoro, gli uomini di famiglia hanno detto di non sapere come fare a trovare il denaro per saldare i debiti e il proprietario di casa, un pensionato che ha quell'unico bene messo a reddito, non può più sostenere le spese che gli inquilini hanno lasciato da pagare.

Sembra una guerra fra poveri che fra poveri si è risolta. Per ora. Rimane infatti una grande incognita data dall'entrata in vigore del Piano Lupi, quello che, per frenare l'ondata di occupazioni abusive, prevede il mancato riconoscimento della residenza alle famiglie che "sfondano" e fa espresso divieto di allacciare utenze domestiche alle società di acqua, luce e gas. «Questa famiglia non ha alternative abitative -dichiara tranciante Carlo Sottile del Coordinamento Asti Est fra i promotori del contrasto allo sfratto- visto che non sono arrivate risposte dal Comune nè da altre istituzioni, quindi per ora andrà in corso Volta e speriamo che non venga usato il pugno duro proprio ora».

Rilanciando il problema delle emergenze abitative e sollecitando un modo nuovo di affrontarle. «Ormai è chiaro a tutti che non si può più affrontare un fenomeno di questa portata con gli strumenti tradizionali -dice ancora Sottile- quindi chiediamo a gran voce che il Comune, la Prefettura e tutti gli "attori" che devono occuparsi delle emergenze ricorrano a soluzioni non convenzionali. Tanto per iniziare si potrebbe ragionare su come utilizzare una gran parte di quel patrimonio edilizio sfitto e vuoto in città che appartiene a banche, assicurazioni, fondi di previdenza, società immobiliari. Le persone più indigenti non devono pagare il prezzo delle speculazioni immobiliari».

Daniela Peira

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