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Attualità

Coronavirus, astigiani bloccati in Tunisia: «Temiamo per la nostra salute, non sappiamo come rientrare in Italia»

In vacanza in moto in Africa dal 18 febbraio

Da febbraio in Africa in moto

Guido e la moglie Carla erano arrivati in Africa lo scorso 18 febbraio, prima che tutto in Italia avesse inizio. Non era ancora scoppiato il “caso Codogno” e la Cina sembrava lontanissima. Oggi, Guido e Carla, in vacanza in motocicletta per un tour nel Nord Africa, sono bloccati in Tunisia. Insieme a loro ci sono altri cinque italiani. «Ci siamo incontrati strada facendo ed ora stiamo cercando il modo di poter rientrare in Italia – ci racconta Guido Scarabosio, astigiano di Isola – Chiamiamo ogni giorno l’ambasciata, ma ancora nulla, nessuna soluzione all’orizzonte. I traghetti diretti in Italia viaggiano solo per i tunisini che rientrano nel loro Paese. La compagnia di navigazione ha adottato il senso unico delle rotte operative verso la Tunisia, per i tunisini residenti ovviamente, ma per noi italiani che dobbiamo tornare con un veicolo al seguito i porti sono chiusi. L’unica possibilità era lasciare le moto qui e partire in aereo: il problema è però che le moto sono segnate sul passaporto e lasciarle qui, oltre al fatto che non sapevamo che fine facevano, ci avrebbe comportato una tassa da pagare alla dogana pari al valore del mezzo».

Alberghi chiusi

Ora la preoccupazione, in attesa di una soluzione per rientrare nel nostro Paese, è anche dove poter trovare riparo: «Gli alberghi stanno chiudendo tutti e noi ci dobbiamo spostare ogni volta, cercando qualcuno che ci accolga – spiega Guido – Io conosco molto bene la Tunisia, ma sta diventando davvero difficile affrontare la situazione. In questo momento siamo a Matmata, ma ci sposteremo domani in direzione sud, nel deserto, dove un amico che gestisce un campo tendato ci ha offerto la possibilità di rifugiarci. Lì saremo anche più al sicuro dal contagio Coronavirus: il governo però ha imposto la chiusura di tutte le strutture alberghiere, quindi se il nostro amico ci ospiterà, lo farà a suo rischio. Dall’ambasciata ci è stato spiegato che non possiamo prendere il traghetto perché non abbiamo l’autorizzazione, ma non è ancora chiaro come potremo ottenerla: non siamo famosi o malati o bisognosi di aiuto, ma vorremmo poter semplicemente prendere un traghetto fino a Civitavecchia, facendo anche il viaggio blindati nelle nostre cabine, all’arrivo sottoporci al tampone e rispettare il periodo di quarantena una volta rientrati a casa. La mia paura è di ammalarmi: la copertura sanitaria ci è scaduta e qui la sanità è quello che è. Se dovesse succedere, speriamo almeno di non avere sintomi gravi».

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2 risposte

  1. …boh, non capisco!
    Se hanno fatto prima di partire una polizza sanitaria la possono estendere! Se vogliono partire in aereo lasciando le moto li è una procedura di mezza giornata, semplice e che prevede il deposito fiduciario delle stesse e una dichiarazione doganale! E ancora settimana scorsa noi abbiamo fatto rientrare in traghetto con le proprie auto dei nostri Clienti, con GNV.

  2. Sì l’articolo ha dei punti non chiari… tramite amici degli amici (almeno fbook serve a qualcosa ogni tanto ehhehe) mi sono procurato il suo whatsapp… se riesco a dare una mano, volentieri 🙂 peace & love antivirus! franz

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