Una figura di altissimo prestigio storico
La storia di Cosma Manera è di quelle che sembrano vissute apposta per diventare un film d’avventura. Perchè la missione che gli fu assegnata nell’aprile del 1918 era piena di avventura.
Lui, all’epoca capitano dei Reali carabinieri, nato ad Asti nel giugno del 1876 da Ferdinando e da Delfina Ruggero, venne scelto per quella che fu indicata come Missione militare italiana in Siberia.
Quale era il suo incarico? Quello di andare a recuperare le migliaia di soldati italiani prigionieri in Russia. Si trattava di prigionieri italiani “irredenti” (nati cioè in territorio italiano non ancora “redento”, e quindi militari sotto bandiera austro-ungarica) che, inviati sul fronte russo, erano stati fatti prigionieri o erano dispersi nelle lande desolate della Russia, della Siberia e del Turkestan.
Il capitano Cosma Manera doveva radunarli e riportarli in Italia. Una missione che anche oggi farebbe tremare i polsi a qualunque ufficiale, vista la complessità e la vastità del campo in cui muoversi. Figuriamoci cent’anni fa verso il termine della Prima Guerra Mondiale.
Missione durata tre anni
Ma l’ufficiale astigiano non solo non si tirò indietro, ma portò a compimento la sua missione affrontando ogni tipo di difficoltà. Per tre anni riportare a casa i soldati irredenti fu il suo unico pensiero e ogni minuto delle sue giornate fu speso per questo obiettivo.
Incredibilmente riuscì a raggiungere i soldati irredenti e li raggruppò a Kirsanoff e li inquadrò militarmente in Battaglioni e Compagnie occupandosi della loro istruzione e riorganizzazione militare.
Riuscì a riportarli in Italia
Poi, la parte più difficile: riportarli in Italia.
Intentò un lavoro diplomatico importante per ottenere l’autorizzazione al rimpatrio, ma prima che si perfezionasse avvenne la rivoluzione bolscevica che costrinse Manera e i suoi uomini a lasciare Kisanoff e a dirigersi verso Vladivostok con l’intenzione di imbarcarsi verso l’Italia. Ma il sopraggiungere dell’inverno fece mancare l’appuntamento per pochi giorni.
Cominciò, così, un lungo viaggio verso la Cina per raggiungere l’allora Concessione Italiana di Tien Tsin e riorganizzare gli “irredenti” in un presidio militare italiano in zona.
Ci vollero oltre due anni prima di organizzare il rimpatrio in Italia e nel frattempo Cosma Manera tornò più volte in Russia per andare a prendere altri soldati italiani di cui, via via, si aveva notizia.
Cent’anni dopo, concorso nelle scuole
Il ritorno in patria avvenne nell’aprile del 1920 e il capitano Cosma Manera, da allora, rimase per tutti “il padre degli irredenti”.
Ebbe una lunga vita e volle essere seppellito nella sua città natale, al cimitero di Asti. A lui è stata intitolata qualche anno fa una porzione dell’ex piazza d’Armi, ma la sua storia merita maggiore diffusione.
Per questo, in occasione del centenario del rimpatrio in Italia degli irredenti, nella primavera del 2020 gli studenti delle classi quarte e quinte di tutti gli istituti superiori di Asti e provincia saranno coinvolti in un concorso per scritti, immagini e produzioni “social” presentato nei giorni scorsi dal comandante provinciale dei carabinieri tenente colonnello Pierantonio Breda e dal Provveditore agli Studi Leonardo Filippone (nella foto).