Cerca
Close this search box.
<img src="https://lanuovaprovincia.it/wp-content/uploads/elementor/thumbs/cultura-quali-i-modellibrper-far-crescere-una-comunita-56e6bf8fe2e5c1-nkiikycdkr4j3m9insfjkxjp0usxbgzy1hyuv7khvs.jpg" title="Cultura: quali i modelli
per far crescere una comunità?" alt="Cultura: quali i modelliper far crescere una comunità?" loading="lazy" />
Attualità

Cultura: quali i modelli
per far crescere una comunità?

“Per ogni euro in più speso per la sicurezza, dobbiamo investire un euro per la cultura. […] Per ogni caserma rinnovata, costruiremo un museo più accogliente. Tutto il denaro destinato alla

“Per ogni euro in più speso per la sicurezza, dobbiamo investire un euro per la cultura. […] Per ogni caserma rinnovata, costruiremo un museo più accogliente. Tutto il denaro destinato alla sicurezza diventerà un investimento, se ci ricordiamo di ciò che difendiamo: la nostra identità, fatta di pluralismo e dialogo, di tolleranza, di radici e di valori”. Con queste parole, il premier Matteo Renzi si è espresso il 26 novembre scorso alla Sorbonne di Parigi, indicando la cultura come strada maestra da intraprendere per vincere quella che si preannuncia una lunga battaglia contro il “totalitarismo islamico”.

Un discorso improntato evidentemente alla forte riaffermazione di quelli che sono i nostri valori, per impedire che chi nega qualunque cosa che non sia la distruzione, non allarghi la propria base di reclutamento. Quando si parla di investire nella cultura però si apre un discorso molto più ampio, che coniuga in un’unica parola tutela del passato e costruzione dell’avvenire. La professoressa Lajolo ci ricorda che “cultura” proviene dal latino colere, che significa ‘coltivare, far crescere’: qualunque cosa per crescere ha bisogno di radici, di un terreno fertile a cui ancorarsi e anche di tempo per svilupparsi e dare frutti.

Quali sono allora i modelli di cultura che fanno crescere una comunità? Quali sono i tasti giusti da toccare perché riesca ad esercitare effetti concreti sulla società? Le risposte a queste domande sarebbero complesse e necessiterebbero di libri, non di qualche colonna di giornale. Di certo per combinare qualcosa non si può prescindere da un lavoro di équipe. Abbiamo allora interpellato una “squadra” di tutto rispetto, composta da Laurana Lajolo, docente di filosofia e scienze umane che si occupa tra l’altro di politica culturale e valorizzazione dei beni ambientali; Antonio Rinetti, ex direttore del personale di Mediobanca da poco nel consiglio di amministrazione della Biblioteca di Asti; Ottavio Coffano, già presidente della Biblioteca di Asti, noto scenografo e docente all’Accademia delle Belle Arti di Torino (nonché amico de La Nuova Provincia che nel suo articolo ci invita a riflettere sulle contraddizioni in corso nel mondo delle opere d’arte) e ovviamente l’assessore alla Cultura del Comune di Asti, Massimo Cotto.

Con loro, abbiamo cercato di individuare almeno alcuni dei tasti che vanno toccati perché la cultura possa incidere sulla società: dall’educazione (ambito in cui è interessante il progetto sperimentale avanzato dall’associazione Ethica), dalla valorizzazione del nostro patrimonio ambientale, all’integrazione (portata avanti dall’associazione Davide Lajolo e dall’iniziativa teatrale promossa a Canelli). Il tutto complicato però nella sua attuazione da carenze di fondi o peggio di idee. Mali che affliggono molte città di provincia in Italia, perciò abbiamo cercato di tastare un pochino il polso alla realtà astigiana. Giusto per sentire quanto sia forte il battito.

[L'inserto di approfondimento è consultabile all'interno dell'edizione di oggi, martedì 8 dicembre, de "La Nuova Provincia". Vi aspettiamo in edicola!]

Luca Parena

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Scopri inoltre:

Edizione digitale