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Daniela, Alessandra ed Elisa: belle ed immobili mentre si parla di depressione senza vergogna

L’evento al Teatro Alfieri che ha aperto una finestra su questa malattia mentale che è il killer di chi si toglie la vita.

Immobili e belle, su quelle foto proiettate sul palco di Teatro Alfieri. Daniela Albertelli, Alessandra Appiano ed Elisa Schininà sono state ricordate, sabato scorso, con un evento dal titolo leggero: “Le ragazze di Asti”. Perché questo erano, oltre a tante altre cose. A parlare di loro e della malattia che le ha uccise, introdotti da Alessandra Casella, sono intervenuti famigliari, amici, Lella Costa, lo psichiatra e scrittore Paolo Milone, il giornalista Vanni Cornero e il presidente dell’Ordine dei Medici di Asti, Claudio Lucia.

“Ti sei lanciato dal 4° piano, Elia, saranno stati i 16 anni, la fortuna, la mano di Dio, la morte si è scansata…e ora dal letto di rianimazione domandi chi mi ha spinto?”, così ha iniziato Alessandra Casella, con un brano tratto da “L’arte di legare le persone” di Paolo Milone. «Siamo qui per celebrare tre amiche – ha spiegato l’attrice – ma anche per parlare di depressione perché è lei che ha spinto Daniela, Alessandra ed Elisa, la sindrome maniaco depressiva», di cui si parla poco, o si evita del tutto, di cui ci si vergogna, ma che esiste. «E’ una malattia, che a volte si può curare e a volte no, che ogni tanto uccide, come un cancro o un infarto eppure non si dice è morto di depressione ma, si è suicidato».

Sul palco si sono succeduti parenti e amici delle “tre ragazze”, ognuno con un ricordo, un pensiero, il titolo di un libro che richiamava la loro memoria, persone che hanno riempito il vuoto fondando Associazioni con lo scopo di aiutare chi sta attraversando un momento di disagio: “Un libro per Daniela”, “La voce di Elisa” e “Amici di salvataggio”.

Carlotta Cavallo, figlia di Daniela e ideatrice dell’evento insieme al papà Luciano, ha raccontato come è nata l’associazione e come il gruppo di ascolto creato, sia diventato in breve tempo, un posto sicuro per chi vuole parlare, ascoltare ed essere ascoltato o ricevere solo un sorriso.

«Siamo tutti sopravvissuti, siamo tutti orfani – hanno detto Franca Schiavon e Vito Oliva tra i fondatori, insieme al marito di Alessandra Appiano, Nanni Delbecchi, dell’associazione a lei dedicata – Alessandra era in un momento difficile della sua vita ma c’è un particolare, lei si trovava in una struttura protetta e questa associazione vuole quindi anche promuovere la comunicazione delle problematiche sanitarie, sociali e legali connesse al disagio mentale».

A illustrare “La voce di Elisa” è stata la mamma, Antonia Bassignana: «La prima cosa che abbiamo fatto io e mio marito è stato pubblicare il libro che Elisa aveva scritto per far sapere cosa significhi avere un disturbo mentale; pensavamo fosse il punto di arrivo – ha commentato – invece è stato quello di partenza perchè  il libro ha infatti permesso di conoscere persone con esperienze legate a questa malattia e dato la spinta per fondare l’associazione che, tra gli obiettivi, ha quello di sensibilizzare sul tema del benessere mentale  soprattutto dei più giovani».

A regalare un ricordo personale su Daniela anche Maurizio Rasero, in veste di amico, Vittoria Dezzani e Barbara Mogni mentre Diego Dalla Palma, tramite video, e Marco Garavaglia hanno raccontato Alessandra ed infine Lella Costa, amica di Alessandra e parente di Elisa ha sottolineato «queste tre donne ci hanno lasciato e ciò ci fa molto arrabbiare» poi ad ognuna di loro ha dedicato il titolo di un libro.

Paolo Milone, intervistato da Vanni Cornero ha   spiegato la depressione  come «un persecutore interno che ho incontrato anch’io a 14/15 anni – ha informato Milone – e che mi è stato utile per fare questo mestiere». Ma ha spiegato che è anche una malattia che impedisce la comunicazione, che altera le funzioni psichiche, che isola. «La depressione è un killer, una malattia di tipo biochimico perfettamente curabile – ha aggiunto – che molti, però, vivono come una colpa senza parlarne nemmeno con il medico di base».

Lella Costa ha  letto un brano di “Noi voci invisibili”, il libro scritto da Elisa, passando poi il microfono al dottor Lucia: «Continuiamo a parlare di questa malattia, comunichiamo – ha pregato il presidente dell’Ordine – perché già questa è una cura, non isoliamoci e facciamo attenzione agli altri».

A chiusura dell’evento è stato presentato il docufilm su Alessandra Appiano “Amica di salvataggio”, diretto da Nanni Delbecchi, scritto con Vito Oliva e con voce narrante di Lella Costa: «Se è vero, come credo che sia, che chi se ne va rimane dentro di noi – ha concluso Delbecchi – questo film, in realtà, lo ha fatto un po’ anche lei».

(Foto Billi)

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