Danni gonfiati e rifiuti:l’alluvione a processo
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Danni gonfiati e rifiuti:
l’alluvione a processo

Insieme alle amministrazioni dei Comuni e alle Prefetture dei territori colpiti dall’alluvione, alla Protezione Civile e, più in alto, alla politica romana, ci fu un altro importante pezzo di Stato

Insieme alle amministrazioni dei Comuni e alle Prefetture dei territori colpiti dall’alluvione, alla Protezione Civile e, più in alto, alla politica romana, ci fu un altro importante pezzo di Stato che si trovò a fare gli straordinari dopo la tragica inondazione. Parliamo della magistratura e dei giudici astigiani che si mossero su svariati fronti di indagine aperti prima dalle responsabilità sul disastro e poi sulla gestione del denaro pubblico che venne speso e gestito nell’affrontare l’emergernza e la ricostruzione. Le responsabilità del disastro sono un capitolo che ancora oggi, a distanza di vent’anni, suscita l’indignazione e la rabbia di Sebastiano Sorbello, il Procuratore della Repubblica di allora insediatosi ad Asti da poche settimane al momento dell’alluvione.

«In pochi giorni di indagine vennero raccolte moltissime prove a carico dell’allora prefetto di Asti Mario Palmiero – racconta il dottor Sorbello – Sua la responsabilità di non aver convocato il comitato d’emergenza e sua la responsabilità di mancata comunicazione dell’imminente disastro». A carico di Palmiero, contestato fin dal giorno seguente l’inondazione, furono formulate le accuse di falso e omicidio colposo tanto che, ad un certo punto, venne rimosso dal suo incarico direttamente dal Ministro dell’Interno. La Procura di Asti lavorò scrupolosamente alla formazione del fascicolo d’accusa nei confronti dell’ex Prefetto, ma tutto venne passato alla Procura di Milano. Questo perchè alcuni pretori onorari avevano subito danni e, quali potenziali parti offese, potevano essere coinvolti nel processo facendo scattare la circostanza di incompetenza.

«Il passaggio a Milano, nelle mani del pm Robledo – commenta amaramente Sorbello – segnò la “morte” di quel processo, perchè non venne dato seguito alle nostre indagini fino ad arrivare alla prescrizione dei reati, facendo cadere tutto nel nulla». Sempre in Procura arrivò un esposto che chiedeva di indagare sul comportamento delle banche in riferimento all’assegnazione di finanziamenti a tasso agevolato disposti da un decreto legge. Lo stesso decreto aveva previsto che fosse lo Stato il garante degli imprenditori alluvionati, ma gli istituti bancari non si fidavano abbastanza e, secondo l’esposto, disattendevano le disposizioni di legge concedendo i finanziamenti solo a chi poteva fornire garanzie reali.

Venne incaricato un consulente che concluse per un comportamento esageratamente prudente ma corretto delle banche, tenuto conto anche di alcuni margini di interpretazione della norma. Va detto, in questo contesto, che proprio il portavoce dei Comitati, Paolo Boccardo, ha invece riconosciuto alla Cassa di Risparmio di Asti un ruolo di reale banca del territorio vicina agli imprenditori per far ripartire le loro attività. L’alluvione, nella sua drammaticità, portò però anche molte occasioni di business. Fra queste quella legata alla rimozione e allo smaltimento delle tonnellate di rifiuti alluvionali ammucchiati in varie aree di stoccaggio improvvisate nell’emergenza di sgomberare strade, cortili, aziende.

Il sostituto procuratore Luciano Tarditi condusse le indagini per una complessa inchiesta che aveva due filoni di indagine: da una parte le “pesate” di ogni carico gonfiate e dall’altra la fatturazione di viaggi dei camion pieni di rifiuti alluvionali da Asti alle discariche piemontesi che indicavano un numero di chilometri superiori a quelli accertati nel corso di numerosi pedinamenti dei mezzi. Per i numerosi indagati il processo si dissolse nella prescrizione o nell’assoluzione sulla base di un concetto di “chilometraggio convenzionale”. Ma la bontà dell’inchiesta fu dimostrata dal fatto che vennero fatti numerosi stralci verso altre Procure per la scoperta di numerose irregolarità.

Da quelle stesse indagini sui rifiuti alluvionali, poi, il pm Tarditi si imbattè nel caso che riguardava la morte della giornalista Ilaria Alpi e del suo operatore Miran Hrovatin in Somalia. Intercettando alcuni “mediatori” di grosse partite di rifiuti destinati alla discarica Pitelli di La Spezia, la Procura di Asti ascoltò importanti riferimenti all’omicidio della giornalista che stava lavorando ad un servizio sullo scambio rifiuti-armi in Somalia. Un’altra grande parte di lavoro della Procura post-alluvione fu quello riferito ai danni “gonfiati” (anche in questo caso) per accedere ad una cifra più alta di risarcimenti a fondo perduto e di finanziamenti a tasso agevolato. Un lavoro di controllo fra quanto dichiarato e quanto realmente perso durante l’inondazione che portò anche ad arresti eccellenti.

Un colpo di coda giudiziario sull’alluvione è molto recente e riguarda la strana querelle fra l’ex presidente della Provincia Armosino, l’ex assessore Maurizio Rasero, l’onorevole alessandrino Francesco Stradella e Luca Matteja, un consulente che ha seguito centinaia di aziende alluvionate ricoprendo al contempo un ruolo di impegno sociale all’interno del Coordinamento dei Comitati. Matteja pensò di mettere la sua lunga esperienza in un libro in cui ricostruì anche il ruolo che ebbe la politica locale. La Armosino e gli altri non hanno gradito troppo le critiche fatte al loro operato e lo hanno querelato. Il processo si è chiuso con una sentenza di assoluzione perchè il fatto non costituisce reato.

Daniela Peira

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