Una via o un’area pubblica a loro intitolata
Una via, un giardino, un’area sportiva o, magari, una pietra nello spazio verde davanti al municipio intitolata ai “Deportati e agli Internati”. E’ la proposta che Gianna Menabreaz, scrittrice e testimone del tempo che alle vicende della Liberazione ha dedicato studi e pagine dei sui libri, ha rivolto al sindaco Paolo Lanzavecchia con una lettera toccante e zeppa di riferimenti agli eventi del secondo conflitto mondiale. Tra le fondatrici di Memoria Viva, gruppo che ha come finalità la divulgazione delle testimonianze di chi visse gli anni bui tra il ’40 e il ’45 allargando il proprio orizzonte alla conoscenza della Costituzione e della legalità, è stata promotrice di racconti raccolti dai reduci dal fronte.
Esperienza mutuata dai racconti dei deportati
«Questo lavoro di memoria è stato sconvolgente per qualunque persona l’avesse fatto – scrive Menabreaz -. Ho visto gente che era in Montenegro con mio padre e altri che scoppiavano in lacrime come bambini, non per quel che avevano patito loro ma nel ricordo straziante di un amico morto o di fatti criminosi collettivi subiti». Esperienza che definisce «terribile e meravigliosa, che mi ha segnato molto. Oggi posso dire di considerarmi la loro memoria, perché ricordo ognuno come stessero ancora parlandomi».
Quando il campo sportivo era intitolato a Aldo Aliberti, capitano-eroe degli Alpini
Le cose, nel tempo, sono cambiate anche nell’associazione e la scrittrice, per molti motivi, se n’è allontanata. Scoprendo, adesso, che «si vuole intestare una via o un sito ai “Deportati ed agli Internati” cosa che sempre avremmo desiderato, insieme al monumento che abbiamo fatto erigere ai Caffi». Ricordando che Canelli, nel primo dopoguerra, aveva dedicato a Aldo Aliberti, sportivo e capitano degli alpini, il campo sportivo. «Un eroe per i suoi soldati, ben presto dimenticato cancellandone il ricordo» scrive, sconsolata.
«La memoria non deve essere dimenticata»
I tempi, adesso, paiono essere maturi. Ancora la scrittrice: «Oggi si fa un gran parlare di memoria. Canelli dovrebbe fare un piccolo sforzo per intitolare a questi deportati ed internati uno spazio dove portare i ragazzi perché comprendano cosa è stato quel periodo». Chiedendo «un luogo adeguato per il loro ricordo». In caso contrario, «piuttosto si aspetti o non si faccia nulla e non accettare un luogo pur che sia come vorrebbe l’associazione». Dobbiamo «ricordare chi ha sofferto per la Patria e che non va dimenticato da una città come Canelli che, sono certa, ama tutti i suoi figli».
Paolo Lanzavecchia, toccato per l’intensità della lettera, conferma «l’intenzione di dedicare ai deportati e internati un luogo pubblico. Certamente collaboreremo con Memoria Viva e con la signora Menabreaz per trovare un luogo adatto che sia di vera celebrazione di quanto queste persone hanno sofferto per la nostra libertà».