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Chirurghi insieme per un giornoper salvare la vita di un ragazzo
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Chirurghi insieme per un giorno
per salvare la vita di un ragazzo

L'unione fa la forza è una massima che ha dimostrato di essere valida anche fra i medici e grazie ad essa, uno studente di 22 anni può condurre un'esistenza più serena senza la paura di un

L'unione fa la forza è una massima che ha dimostrato di essere valida anche fra i medici e grazie ad essa, uno studente di 22 anni può condurre un'esistenza più serena senza la paura di un arresto cardiaco che potrebbe costargli la vita.

Cinque medici, tutti di specialità diverse, si sono ritrovati sotto la "regia" del dottor Marco Scaglione, primario della Cardiologia del Cardinal Massaia per un intervento che aveva bisogno di più competenze, non tutte presenti nella struttura astigiana. Per un giorno, invece, grazie all'arrivo di due medici da Alessandria e della disponibilità della sala della chirurgia vascolare, è stato possibile portare a termine un impianto di rara difficoltà, viste le condizioni del paziente.

Questo ragazzo, di Casale Monferrato, è affetto da cardiopatia congenita, sempre seguito all'ospedale Gaslini di Genova ed ha subito numerosi interventi chirurgici in tenera età. Fra gli ultimi interventi anche quello con il quale, grazie ad un "palloncino", i medici hanno dilatato un vaso sanguigno che si era ristretto sistemando una retina. Questo stent aveva raggiunto un diametro di 8 mm interno sufficienti per l'età dell'intervento, ma non più ora visto che era cresciuto. Un diametro che rimaneva comunque sufficiente per garantire il passaggio di sangue. «La sua malattia, però -spiega il dottor Scaglione- ha sviluppato nel tempo sia una riduzione della capacità di pompare del cuore, sia un rallentamento del passaggio dell'impulso elettrico e questo preoccupava i medici curanti del Gaslini, che nonostante la sua età adulta continuano a gestire la sua evoluzione clinica».

Sono stati proprio i medici di Genova che avevano in cura il ragazzo di Casale a chiedere consiglio al dottor Marco Scaglione ravvisata la necessità di installare un pacemaker defibrillatore. Ma, visto il restringimento del vaso sanguigno appena sufficiente per il passaggio del sangue, non era possibile intervenire con la tecnica usuale, perchè i due cateteri che si sarebbe reso necessario far passare avrebbero finito per ostruire del tutto il passaggio del sangue e provocare un coagulo. Normalmente, alla Cardiologia di Asti si impiantano ogni anno dai 280 ai 300 fra pacemaker e defibrillatori con una tecnica mini-invasiva che consiste in un "taglietto" nei pressi del cuore dal quale si cerca una vena che conduca all'interno del muscolo del cuore dove si ancorano i piccoli apparecchi medicali.

Così facendo ogni anomalia del cuore viene contrastata dal lavoro di pacemaker e defibrillatori in modo da non arrivare mai all'arresto cardiaco. La soluzione studiata dal dottor Scaglione prevedeva un insieme di "competenze mediche miste" per arrivare al cuore da un'altra strada diversa dal vaso sanguigno già dilatato. In quello ci poteva passare un solo catetere, mentre l'altro andava fatto entrare dall'esterno, in particolare dal torace, con un taglio fra le costole.

Di qui la necessità di avvalersi del dottor Andrea Audo cardiochirurgo di Alessandria, del dottor Maurizio Mancuso primario di chirurgia toracica sempre di Alessandria che, insieme a Scaglione e al suo aiuto Domenico Caponi oltre al primario di Rianimazione di Asti dottor Silvano Cardellino, hanno formato lo staff multispecialistico che, in tre ore di intervento, ha portato a termine l'installazione del pacemaker defibrillatore.

Dopo sei giorni di degenza post operatoria, lo studente è stato dimesso ed è tornato a casa. Un bel successo per la cardiologia astigiana, da sempre eccellenza medica. Mentre, a giorni, verrà pubblicata sulla rivista europea uno studio del dottor Scaglione sulle aritmie su pazienti congeniti. «Siamo il secondo centro al mondo che studia un follow up così lungo (fino a 15 anni)». L'altro centro è in Australia.

Daniela Peira

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