Con la chiusura della stagione dei raccolti del granoturco, si concludono anche i conti dei danni provocati dai cinghiali che, anche nella nostra provincia, rappresentano la fonte di
Con la chiusura della stagione dei raccolti del granoturco, si concludono anche i conti dei danni provocati dai cinghiali che, anche nella nostra provincia, rappresentano la fonte di "disastro" numero uno per gli agricoltori. I dati definitivi ancora non sono disponibili, ma una stima molto attendibile fornita dallo stesso presidente dell'At1 Nord Tanaro, Antonello Murgia, racconta di un fenomeno che si sta lentamente contenendo passando dai 120 mila euro di richiesta risarcimenti danni di quattro anni fa ai circa 50 mila euro di quest'anno. Le battute ordinarie e straordinarie di caccia al cinghiale sono state fatte dividendo la zona gestita dall'At1 in svariate squadre, ognuna delle quali aveva l'impegno di circoscrivere i danni nella propria porzione di territorio. Una modalità, questa, che, a giudicare dal più che dimezzamento della richiesta danni, ha portato a dei risultati, ma anche a molti mugugni all'interno della stessa At1 che si è vista portare davanti al Tar del Piemonte per una decisione del luglio del 2014.
Ricorso al Tar per la mancata assegnazione di una squadra
In quella data, infatti, il Comitato di gestione dell'Atc Nord Tanaro aveva deciso di non assegnare più la zona 5 di caccia al cinghiale alla squadra che se ne era occupata fino alla stagione precedente per monitorare più da vicino e in via sperimentale quel pezzo di provincia particolarmente flagellato dai danni. Il caposquadra aveva risposto presentando il ricorso al tribunale amministrativo del Piemonte. I giudici avevano respinto il ricorso argomentando che, seppur l'Atc sia un ente di diritto privato, in molte sue attività svolge funzioni pubbliche e da questo discende l'autorità ad organizzare, come meglio ritiene, la gestione del suo ambito di caccia per programmare gli interventi a favore del migliroamento dell'habitat. Per perseguire questo scopo, il Tar riconosce all'Atc il potere di regolamentare l'attività venatoria come meglio crede, decidendo a sua discrezione di dividere in zone anche solo una parte del territorio da lui gestito. Nel caso portato al Tar, dunque, l'Atc poteva non assegnare la zona 5 alle squadre consentendo invece l'accesso a tutte le altre squadre per incrementare la caccia e l'attività di contenimento degli esemplari.
La Regione mette un "tetto" ai danni
Sempre il Tar dovrà presto esprimersi su un altro quesito che riguarda i cinghiali che gli hanno sottoposto otto aziende agricole di Torino sostenute da un ulteriore ricorso della Confagricoltura Piemonte. Questa volta la controparte è la Regione Piemonte che a luglio a deliberato un tetto massimo di risarcimenti per danni da selvaggina in 15 mila euro nell'arco di un trienno. «In questo modo ? dice Confagricoltura ? si è passati da un risarcimento dei danni effettivi ad un contributo che non corrisponde a quanto distrutto dal passaggio degli animali».
Strategie alternative all'abbattimento
Per uscire dalla logica degli abbattimenti come unico metodo di contenimento dei cinghiali nelle campagne, un contributo arriva dalla Lac, la Lega per l'abolizione della Caccia che sabato mattina ha organizzato ad Asti, al Centro Culturale San Secondo a partire dalle 9,30, un convegno sulle strategie alternative già sperimentate in altre parti d'Italia per prevenire i danni alle colture.
Daniela Peira