Sono passati due mesi dal sopralluogo che abbiamo effettuato, ad inizio luglio, lungo la sponda del Tanaro, sulla pista ciclabile che da Asti porta ad Azzano. Periodo durante il quale, purtroppo, i
Sono passati due mesi dal sopralluogo che abbiamo effettuato, ad inizio luglio, lungo la sponda del Tanaro, sulla pista ciclabile che da Asti porta ad Azzano. Periodo durante il quale, purtroppo, i problemi segnalati dai ciclisti non sono stati risolti, in parte perché si tratta di questioni complicate (come l'abbandono di rifiuti, anche pericolosi, lungo le strade di campagna), ma anche perché non tutte le criticità segnalate dai nostri lettori sono di stretta competenza del Comune. Mercoledì pomeriggio torniamo sul posto e ancora una volta la prima immagine che vediamo sono cumuli di rifiuti abbandonati, per beffa, davanti ad un cartello dove risalta la scritta "divieto di discarica". I rifuti, di qualsiasi genere, sono sparsi lungo il ciglio della vecchia strada Consorziale che collega la zona del Tanaro a via Antico Ippodromo e al quartiere di piazza d'Armi. Su quel piccolo piazzale i rifiuti fanno ormai parte del paesaggio e, nonostante gli interventi periodici di rimozione effettuati dall'Asp, compaiono ciclicamente.
Procedendo in direzione della pista ciclabile, dopo aver superato il breve sottopasso, troviamo altri cumuli di immondizia sia sulle rampe di uscita della tangenziale che lungo le sponde del fiume: c'è di tutto, dai resti di un motore per auto a vestiti, materassi, cavi elettrici, scarti di cantieri edili e ciò che resta dei bivacchi pomeridiani delle prostitute che continuano ad occupare le aree di accesso alla zona dell'isolone. Ma c'è dell'altro. Dopo aver percorso alcune centinaia di metri troviamo dei grossi imballaggi di amianto che il Comune ha fatto rimuovere dai terreni limitrofi, e poi messo in sicurezza, in attesa della bonifica definitiva ad opera di una ditta specializzata. Sono tre i grandi imballaggi di eternit pronti ad essere smaltiti con costi che, alla fine, ricadranno sulle bollette degli astigiani.
Inoltrandoci verso l'area fluviale riscontriamo il secondo problema che i ciclisti avevano già segnalato due mesi fa. Nei pressi di una biforcazione della strada principale ci sono alcune auto in sosta lungo la strada e tre uomini, di mezz'età, fermi nei paraggi di cui uno completamente nudo steso per terra e intento a prendere il sole. I tre ci guardano senza scomporsi perché, probabilmente, sono abituali frequentatori dell'area dove c'è un discreto movimento di auto e di appassionati della tintarella integrale. Lasciati i nudisti, procediamo in direzione di Azzano e, superando un po' a fatica le numerose buche disseminate sul percorso (fatto che già di per sé renderebbe poco fruibile la pista ciclabile a persone prive di mountain bike) incontriamo un'altra auto ferma sulla strada. Il conducente, fuori dall'abitacolo, sembra stia cercando un guasto al motore, ma potrebbe anche essere uno dei numerosi ultrasessantenni, in cerca di compagnia, che animano la pista ciclabile del lungo Tanaro ad ogni ora del giorno, soprattutto durante i mesi estivi.
Tornando indietro verso la tangenziale, una volta oltrepassata la zona appannaggio dei nudisti, percorriamo una seconda stradina a ridosso del fiume le cui sbarre di legno, montate per impedire il passaggio dei camioncini e l'abbandono indiscriminato di rifiuti, sono state abbattute senza pietà. Prima di terminare il nostro sopralluogo vediamo una prostituta raggiungere la sua postazione in attesa dei clienti. Anche in un altro sottopasso, che collega la tangenziale a via Cascina San Dionigi, si trovano tracce di prostitute a cominciare da una panchina bianca dove le ragazze attendono di essere abbordate.
Tutto questo succede in una zona di Asti che, almeno sulla carta, si vorrebbe valorizzare con progetti di riqualificazione ambientale e urbanistica, richiamando turisti per farla diventare un attrattore economico per la città. Le buone intenzioni ci sono, i soldi per realizzarle potrebbero essere messi a disposizione dalla Regione tramite i PPU (Progetti di pubblica utilità), ma sarà necessario insistere soprattutto nella prevenzione dei reati ambientali e nel controllo del territorio per convincere gli astigiani a tornare in questo polmone verde che attende solo di essere riportato, una volta per tutte, all'onore del mondo.
Riccardo Santagati