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Attualità

"La mia classe" è la storia di tutti
Lacrime e sorrisi per gli stranieri

Sta girando in questi giorni nelle sale un piccolo capolavoro del cinema italiano, "La mia classe" di Daniele Gaglianone. Una docufiction dove uno straordinario Valerio Mastandrea interpreta

Sta girando in questi giorni nelle sale un piccolo capolavoro del cinema italiano, "La mia classe" di Daniele Gaglianone. Una docufiction dove uno straordinario Valerio Mastandrea interpreta il ruolo di un insegnante di lingua italiana in una classe di veri migranti adulti. Nel chiuso delle quattro mura così desolate di un centro territoriale permanente per la formazione degli adulti, si spalanca una finestra su un caleidoscopio di mondi lontani. Dall'Iran all'Egitto dal Bangladesh alla Nuova Guinea.

Il film, che racconta benissimo anche la situazione astigiana, è stato presentato in Sala Pastrone in un evento, davvero molto partecipato, organizzato dal Comune di Asti e dal CTP Goltieri. «Un film straordinario – ha esordito la nostra giornalista Daniela Peira che ha moderato l'incontro – tanto più importante visto che a leggere i dati Ocse gli italiani sono i cittadini con le competenze alfabetiche e di comprensione dei testi più basse». Un quadro davvero desolante che localmente vede però esperienze di livello assoluto come l'accoglienza dei rifugiati a Settime e ad Asti. «I temi trattati nel film – ha spiegato l'Assessore ai servizi sociali Piero Vercelli – sono le priorità in questo Paese, la sensibilizzazione è importante ma bisogna anche metterci risorse».

Divertente e tenero l'intermezzo con la professoressa Maria Teresa Gangi, un'intera vita passata con gli studenti, che si è persino un po' commossa quando uno dei ragazzi, Housmane si è alzato per portarle dei fiori. Visto che tra quei "corridoi così desolati" sono passati prima gli operai, poi le mamme che "volevano imparare la grammatica per seguire i figli" e infine i migranti. «Il film è fighissimo – ha raccontato Alberto Mossino del Piam – e fa capire che tra i migranti la maggioranza ha voglia di fare, che la scuola fa il proprio dovere molto meglio di altri settori del pubblico e che, soprattutto, c'è una legge sull'immigrazione che fa schifo».

Perché il film racconta la realtà di persone per cui il permesso di soggiorno è questione di vita o di morte. «Quello che ho visto – ha aggiunto il viceprefetto Arnaldo Agresta – lo viviamo tutti i giorni. Lavoriamo con una legge vecchia e il nostro compito è quello di difendere la società civile sana». Società civile che però a volte fa fatica ad essere migliore della propria classe politica. «La prospettiva reale di integrazione – ha osservato infatti l'avvocato Maurizio La Matina – è molto lontana, viviamo norme che sono lo specchio della nostra cultura dove la paura di tutto ciò che è diverso viene spesso creata ad arte». Con lo Stato che firma i decreti di espulsione ma poi non ha i soldi. Tutte cose che il film ha capito e reso in modo sincero e rispettoso ma godibilissimo.

«Non buttiamo via il disagio di questa gente – ha chiuso il regista Daniele Gaglianone – anche perché è da stupidi sprecare tutta questa energia. Senza la determinazione degli stranieri anche la nostra situazione economica sarebbe molto peggiore. Sono preoccupato per quello che vedo. In democrazia chi decide deve inventarsi un linguaggio per far sì che certe cose inaccettabili vengano accettate. Ma facendolo si rischia una brutta deriva. Di fronte a certe situazioni la legalità non è più un valore. Le leggi sbagliate vanno cambiate». Insomma una bella giornata di quell'integrazione che sarà reale solo quando nessuna ragazza dovrà dire: «Quando sono a casa mi sento a casa ma quando giro per strada non mi sento a casa». Non solo nel film ma anche nelle strade della città.

Lodovico Pavese

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