La Casa di riposo Città di Asti chiude: domani, venerdì 30 dicembre, gli ultimi 17 ospiti lasceranno la struttura di via Bocca destinati ad altre Rsa della provincia, mentre oggi i 120 tra dipendenti e addetti hanno ricevuto la lettera di licenziamento, dal 31 dicembre. Inutile l’incontro convocato in mattinata dal prefetto Claudio Ventrice per tentare un disperato salvataggio della Casa di riposo che era stata inaugurata nel 1717. Dalla Regione (presente con il vicepresidente Fabio Carosso, mentre non c’erano gli assessori Maurizio Marrone e Luigi Icardi) non sono arrivati spiragli che potevano far sperare in una continuazione dell’attività. In queste ore il sindaco Maurizio Rasero sta verificando la possibilità di salvare almeno i 35 posti del dormitorio pubbblico maschile (ma bisogna prima riuscire ad attivare una caldaia) mentre c’è ancora incertezza sul futuro del centro diurno Alzheimer. E per denunciare la fine della Casa di riposo e chiedere soluzioni soprattutto per i dipendenti, questa sera si è svolta una fiaccolata, organizzata dai sindacati Cgil, Cisl e Uil che dal Maina ha raggiunto piazza San Secondo: in corteo i dipendenti, famigliari degli ospiti, consiglieri comunali di opposizione (Pd, Unitisipuò, Ambiente Asti, Cinquestelle) e una rappresentanza dell’amministrazine comnunale col sindaco Rasero, la vice Morra, l’assessore Bivino e alcuni consiglieri.
Che cosa succede ora
Se per gli ospiti una soluzione è stata trovata (non senza problemi, soprattutto per chi si deve ora abituare ad una nuova realtà) resta in alto mare il destino dei lavoratori. Il problema è urgente perché in quanto dipendenti di una Ipab, non hanno diritto ad ammortizzatori sociali. Nella riunione in prefettura si è parlato anche di questo e il prefetto Ventrice ha sollecitato la Regione a farsi carico della situazione. Alcuni potrebbero trovare posto in altre strutture della provincia, anche se rischiano di dover accettare contratti penalizzanti rispetto a quello avuto finora. Poi si sta verificando la possibilità che le Asl possano in qualche modo assumere parte del personale ex Casa di riposo. Intanto la Banca di Asti ha stanziato, facendo ricorso all’emergenza sanitaria, circa 170 mila euro per garantire le spettanze dei lavoratori, che però rischiano dal 1 gennaio di rimanere senza alcun sussidio.
La fiaccolata
“L’insensibilità di molti ha fatto sì che la buona volontà di pochi non riuscisse a salvare la casa di riposo”: in piazza san Secon do hanno preso la parola i sindacalisti Luca Quagliotti, Stefano Calella e Francesco Di Martino. “Dobbiamo ringraziare soprattutto il prefetto Ventrice e anche il sindaco Rasero, gli unici che hanno tentato sino all’ultimo di mettere attorno ad un tavolo tutti gli Enti per cercare una soluzione, ma avevamo già intuito che la Regione, l’unico Ente che poteva fare effettivamente qualcosa, non aveva intenzione di procedere. Era già stato chiaro da quando il Consiglio comuale di Asti aveva votato all’unanimità un documento con la sola esclusione di un partito, che è anche il partito dell’assessore regionale al Welfare. Ora il nostro impegno è di cercare soluzioni per i dipendenti. Come dice il vescovo di Asti quella della Casa di riposo è una tristezza piena di vergogna”.