Don Quagliotto anima di Migrantes"A 80 anni lascio i 'miei' stranieri"
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Don Quagliotto anima di Migrantes
"A 80 anni lascio i 'miei' stranieri"

«E’ dal lontano 8 febbraio 1997 che sono il responsabile di “Migrantes” per la diocesi di Asti ed ora,  dopo questo lungo periodo di servizio, desidero far conoscere al vescovo Francesco

«E’ dal lontano 8 febbraio 1997 che sono il responsabile di “Migrantes” per la diocesi di Asti ed ora,  dopo questo lungo periodo di servizio, desidero far conoscere al vescovo Francesco Ravinale coloro che mi hanno aiutato moralmente e materialmente. Nell’estate scorsa, al compiersi del mio 80.mo anno di età, ho constatato la necessità di un avvicendamento che permetta di riprendere con nuova energia e capacità il lavoro di tessitura della nuova società astigiana. Pertanto, vi attendo martedì 12 marzo presso la sala degli Uffici pastorali di via Carducci,48, in Asti». Queste le parole di don Francesco Quagliotto agli amici e collaboratori, i quali si sono presentati in grande numero testimoniando il loro affetto nei confronti del sacerdote salesiano con testimonianze, idee, riflessioni, esperienze.

Walter Evangelista, delegato del Consiglio pastorale, che aiuta don Quagliotto assieme a Valeria,  porge il saluto agli ospiti e poi passa la parola a Eduard Soppi, presidente del centro culturale albanese “Madre Teresa”. «Tra gli immigrati, la nostra è la comunità più numerosa di cattolici seguita dai peruviani; don Quagliotto ci è stato di grande aiuto, ci ha insegnato che la fratellanza è aiutare chi è in difficoltà. Con lui abbiamo iniziato, nel 2001, a Castiglione Tinella la Festa di primavera che abbiamo sempre portato avanti con canti, giochi e balli, per far conoscere la nostra cultura»

«Don Quagliotto, ci ha portati a contatto con i vari problemi degli immigrati – dice Gianfranco Monaca – volentieri lavoriamo con lui anche perché la nostra associazione “Tempi di fraternità” persegue le finalità della solidarietà, far conoscere a tutti, in primis agli stranieri le radici e le tradizioni astigiane. Quando ero all’estero come docente in scuole italiane, sovente venivo visto con diffidenza, proprio come sovente facciamo noi con gli immigrati».

editore Lorenzo Fornaca racconta un aneddoto su don Bosco: «Lui che abitava con la famiglia ai Becchi, inizia la prima elementare a Capriglio, paese natio della mamma, e subito si vede escluso, maltrattato, picchiato, deriso dai compagni finché il maestro che è anche il parroco non interviene energicamente e così Giovannino si integra nel nuovo ambiente. Allora come oggi, chi viene da “fuori” è mal accettato». Ugo Regoli: « Da buon piemontese sono restìo a far amicizia, ma ho instaurato buoni rapporti con un albanese, Albert, il quale mi ha fatto comprendere che l’integrazione tra le genti passa attraverso il dialogo e l’amicizia, ed è quanto fa don Quagliotto».

Sono seguite le testimonianze della prof. Mariangela Damiano («i miei migliori alunni sono gli stranieri perché, a differenza di tanti italiani, sono motivati a raggiungere un obiettivo»), di Giorgio Rubolino («mio padre fu inviato con il suo battaglione in guerra in Albania e dopo l’8 settembre 1943 si rifugiò in casa di una famiglia albanese dove conobbe la futura moglie. Nel 1949 rientrammo in Italia e trovammo molte difficoltà»), di Giovanni Boccia («conosco don Quagliotto soprattutto come assistente degli ex allievi salesiani, di cui sono presidente»), di alcuni rom di origine bosniaca («don Quagliotto ci è di grande aiuto, si interessa che i nostri figli vadano a scuola»), di Walter Caviglia (« dare materialmente è tanto, nella sede di via Sanzio passano più di 600 persone a ritirare gli alimenti, ma è importante essere vicini alla gente»).

La conclusione è del vescovo Ravinale: «Ci siamo raccontati episodi bellissimi ruotanti attorno a don Quagliotto, il cui lavoro di accoglienza agisce sulle necessità immediate e diventa pure un fatto culturale. L’attività di “Migrantes” deve continuare amalgamandosi sempre più con altri settori, deve divenire un lavoro comunitario  perché “noi siamo Chiesa”. Ringrazio don Quagliotto e tutti i volontari che l’affiancano».

Guido Gabbio

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