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Dopo l’accoglienza quale futuro per i profughi?
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Dopo l’accoglienza quale futuro per i profughi?

Aumentano i cittadini richiedenti asilo sul territorio provinciale e, inevitabilmente, aumentano anche i problemi legati alla gestione del fenomeno. Secondo i dati della Prefettura di Asti, in poco più di due anni

Aumentano i cittadini richiedenti asilo sul territorio provinciale e, inevitabilmente, aumentano anche i problemi legati alla gestione del fenomeno. Secondo i dati della Prefettura di Asti, in poco più di due anni, da marzo 2014 a giugno 2016, si è passati da 40 stranieri gestiti da tre Enti e distribuiti in quattro Comuni, ad oltre 700 presenze, gestite da undici Enti convenzionati con la Prefettura e distribuite in ventisei Comuni.

Per questa ragione giovedì scorso il neo Prefetto Paolo Formicola insieme all’Assessore regionale Monica Cerutti e alla consigliera provinciale Barbara Baino ha voluto incontrare ad Asti i sindaci dei comuni astigiani, per lo più del Nord della provincia, interessati dal fenomeno, così da avere un quadro sull’esperienza astigiana e allo stesso tempo poter individuare eventuali criticità. Nel corso del confronto è emersa la realtà positiva dei progetti di integrazione e formazione messi in campo dalle cooperative e dagli enti locali che si sono presi in carico l’accoglienza dei profughi così come è stata riscontrata però la difficoltà dei sindaci nel rapportarsi con una burocrazia «fredda», insensibile alle peculiarità dei casi individuali e all’incertezza del futuro di questi ragazzi.

Quasi tutti fra questi primi cittadini hanno avuto un’esperienza diretta di accoglienza come Francesca Cappellino di Buttigliera d’Asti, che ha aperto le porte della sua casa a Nancy, un’infermiera fuggita dal Congo. Il primo cittadino ha osservato: «accogliamo questi ragazzi, li nutriamo, insegniamo loro la lingua e li formiamo. Ma certezze sul loro futuro non ce ne sono. Le aziende non li assumono, neppure li considerano per uno stage perché la normativa è complessa. Serve snellire la burocrazia così come velocizzare le commissioni per i permessi di soggiorno».

Stesse problematiche riscontrate anche dal primo cittadino Pino d’Asti Aldo Marchisio, il quale sta ospitando una coppia mista fuggita dal Niger perché lei è cattolica. «Quali che siano le motivazioni per le quali scappano, economiche, per persecuzioni o guerra – spiega Marchisio – per noi questi ragazzi sono tutti uguali. Prima di rifiutare una domanda, i burocrati dovrebbero riflettere bene. Ci accorgiamo che spesso le decisioni sono arbitrali ma si rischia di rovinare la vita a questi ragazzi che se fuggono avranno ben un motivo».

Sintesi della difficoltà nel gestire l’emergenza dei permessi rifiutati arriva dal sindaco Adriana Bucco di Cellarengo: «dopo due anni ci siamo affezionati a questi ragazzi. Quando gli viene rifiutata la domanda è un nostro fallimento. Lo Stato non si preoccupa di dove andranno, solo gli viene detto di lasciare la struttura di accoglienza. Per questo motivo ho un ragazzo che si sta lasciando morire di fame. Perché sa che la commissione respingerà la sua domanda. Ma piuttosto che essere rimpatriato preferisce morire». Storie ed esperienze che mostrano il lato umano dell’emergenza dei migranti. Il Prefetto Formicola ha ascoltato con attenzione e raccolto le testimonianze che rivelano, in ogni caso, come quello astigiano sia uno dei piani di accoglienza meglio riusciti del Piemonte.

Lucia Pignari

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