Anche nel Partito Democratico astigiano si è aperta la discussione sull’esito del voto alle elezioni politiche di domenica. Una chiamata alle urne che, nell’Astigiano come in molte altre province d’Italia, ha bocciato il Partito Democratico in favore del centrodestra a trazione Fratelli d’Italia. Una sconfitta annunciata, ma che ad Asti brucia ancora di più perché segue il clamoroso esito delle elezioni amministrative del capoluogo, dove la coalizione di centrosinistra, guidata dal PD, non ha saputo far eleggere il proprio candidato a sindaco Paolo Crivelli, facendo riconfermare il sindaco uscente Rasero, primo caso di mancata alternanza.
Sconfitta nazionale che avviene dopo l’esito delle elezioni provinciali che hanno visto la lista di centrodestra imporsi sul centrosinistra con 8 consiglieri su 10. Elezioni provinciali che, dopo, hanno visto il PD accettare l’invito del presidente Rasero di entrare nelle “larghe intese” di un consiglio provinciale per il territorio. E tutto questo dopo che il centrosinistra non era riuscito a strappare il Comune di Nizza al sindaco Nosenzo, un anno fa, alle elezioni amministrative.
Un anno nero per il PD che ora ha bisogno di contare le forze sul territorio e ritrovare la rotta, prima ancora i suoi elettori, in vista delle elezioni regionali del 2024.
Dopo le amministrative di giugno, il segretario provinciale del Partito Democratico, Riccardo Fassone, aveva annunciato alla Segreteria provinciale l’intenzione di lasciare la guida del partito aprendo il confronto sulla successione. Fassone è rimasto al suo posto per traghettare il PD oltre le elezioni provinciali, che si sono svolte l’11 settembre, ritrovandosi così ad affrontare le politiche accelerate dalle dimissioni del premier Draghi. Quindi l’idea di lasciare il proprio ruolo era già nota da mesi e non è stata dettata dalla sconfitta alle ultime elezioni di domenica. Il cambio, a questo punto, avverrà nella fase congressuale, annunciata da Letta, che dovrebbe svolgersi non prima di un paio di mesi. In quanto al chi prenderà il suo posto, è presto per dirlo. Senza dubbio il consigliere comunale Michele Miravalle potrebbe avere l’appoggio di molti tesserati anche nell’ottica di un rinnovamento generazionale. Occhi puntati anche sul consigliere comunale Roberto Vercelli, ma si tratta di ipotesi lontane da ogni tipo di conferma.
«Non basta prendere atto della sconfitta e fare opposizione – commenta Fassone – Occorre ricostruire una visione con il Paese, un rapporto con i cittadini, una linea di alleanze progressiste senza veti costruite su temi e obbiettivi. Potremmo analizzare i dati e ribadire che il Partito Democratico nella città di Asti e in provincia rafforza le percentuali e i voti rispetto alle politiche del 2018 e alle comunali di Asti, ma è anche il tempo del realismo e di dire in modo chiaro che il territorio ha scelto la coalizione di centrodestra e che a questa spetterà la responsabilità del Governo e di realizzare quanto promesso in campagna elettorale in materia di fiscalità, previdenza, occupazione, sostegno al reddito. Per il PD si aprirà una stagione congressuale. Necessaria e utile a delineare una nuova linea politica idonea al momento storico e politico. A livello locale continueremo a lavorare con gli amministratori e con le forze politiche e civiche che vorranno confrontarsi per una strategia di territorio, evitando sin da ora sterili polemiche con chi, anche a sinistra, persegue a guardare il proprio “recinto” prima che il lavoro da fare su tutta la provincia».
Nessuna polemica, ma Fassone un sassolino dalla scarpa se lo toglie guardando a quanto successo in Provincia dove la coalizione di centrosinistra ha eletto il candidato del PD Andrea Gamba, sindaco di San Martino Alfieri, e il consigliere comunale di Ambiente Asti Mario Malandrone, sostenuto anche da Uniti si può e Casa del Popolo. Il primo è entrato nelle larghe intese con la maggioranza di centrodestra, il secondo no. Questo ha sancito una spaccatura della lista di centrosinistra, se non di fatto, almeno nelle intenzioni. Scene già viste in passato quando il centrosinistra astigiano davanti a importanti sfide elettorali, non ha saputo presentarsi unito agli occhi degli elettori.
«Sono convinto che il percorso fatto sino ad oggi sulla provincia non vada disperso, che si debba ripartire dalle migliaia di elettori che domenica hanno scelto PD, che il dialogo messo in campo in questi mesi con le forze politiche e civiche sia da sviluppare e sia frutto di una politica che ha saputo guardare oltre all’attuale periodo storico – politico. È tempo di un cambio della classe dirigente anche a livello provinciale – continua Fassone – e nelle prossime settimane, secondo i tempi congressuali anche il livello locale avrà bisogno di un confronto serio che porti ad un nuovo assetto. Non c’è stato onore più grande in questi ultimi anni che guidare una comunità così ricca di idee, ideali e responsabilità».
Il segretario provinciale uscente non dimentica di ringraziare i suoi candidati, Andrea Ghignone, sindaco di Moasca, e Ornella Lovisolo, presidente dell’Assemblea provinciale, che hanno tentato la corsa al Parlamento «con passione e dedizione; una campagna elettorale complessa ma anche di incontro e confronto sul territorio». «Ai militanti dico grazie e che con loro parte un lavoro importante da fare per il bene del Paese e del nostro territorio, – conclude – con la stessa passione di ieri e con la stessa voglia di portare avanti una politica di concretezza».