A pochi giorni dalla chiusura della Douja d’Or, il consigliere comunale di AstiOltre, Roberto Migliasso, fa un bilancio generale dell’evento e analizza potenzialità e criticità della manifestazione.
Negli ultimi anni, la Douja d’Or di Asti ha subito una trasformazione profonda, che ha cambiato non solo l’aspetto dell’evento ma anche il suo ruolo strategico nel contesto economico del territorio. Quella che per decenni è stata una manifestazione dedicata alla promozione delle eccellenze vinicole – con ricadute concrete su imprese, filiera e reputazione internazionale – oggi appare sempre più orientata al turismo, con risultati ancora da dimostrare. Il passaggio della regia operativa dalla Camera di commercio di AA all’ATL Langhe Monferrato Roero (oggi Ente Turismo) segna un cambio di rotta significativo: da strumento di valorizzazione produttiva a leva turistica, con il vino che smette di essere solo prodotto da vendere per diventare esperienza da vivere.
Il nuovo format della Douja si diffonde in piazze, cortili, ristoranti e borghi, intrecciando degustazioni con spettacoli, arte e cultura. Un’offerta pensata per il turista, certamente, ma che rischia di perdere di vista la missione originale dell’evento: sostenere concretamente il comparto vitivinicolo locale. Questa evoluzione rispecchia un trend più ampio: il territorio astigiano si sta spostando da un modello economico basato sulla produzione e l’impresa a uno centrato su servizi e accoglienza turistica. Una sfida affascinante, ma anche rischiosa, soprattutto se si svuota di contenuti un evento storico che ha contribuito in modo decisivo all’identità produttiva dell’Astigiano.
Un’identità da preservare, una Douja da ripensare
La Douja d’Or dovrebbe essere il traino per il turismo, ma questo ruolo non può essere affidato a una tendostruttura temporanea: non è accettabile per un evento che ambisce a rappresentare il territorio a livello nazionale e internazionale. Serve una visione più ambiziosa, che riporti la Douja nel cuore della città, nei cortili storici e nelle piazze di Asti, seguendo l’esempio di altre manifestazioni già consolidate e ben riuscite. Si pensi al “Mercà d’Bugiard” organizzato dal Rione Cattedrale: un evento che si svolge nei cortili del centro storico, dove la distribuzione del vino e gli eventi culturali valorizzano la manifestazione stessa. Oppure alla “Festalunga” di Acqui Terme, dove oltre 20 Pro Loco animano le vie e cortili del centro, sfruttando l’enoteca storica per la mescita e la vendita dei vini. Perché non immaginare qualcosa di simile anche per Asti?
Un altro tema critico riguarda proprio la vendita: quest’anno le bottiglie premiate sono state vendute solo dall’Enoteca Gerbi, per mancanza di un’area dedicata. Un segnale di disorganizzazione che non aiuta a promuovere un’immagine credibile del territorio.
Finanziamenti importanti, risultati incerti
Va ricordato che il Comune di Asti investe oltre 85.000 euro all’anno per aderire all’ATL e ha inoltre stipulato una convenzione per l’organizzazione della Douja, contribuendo con più di 50.000 euro per l’evento stesso. Le finalità di tale convenzione sono chiare: coordinare le attività degli enti aderenti, sviluppare una comunicazione integrata a livello nazionale, potenziare l’informazione e il supporto alle iniziative, garantire l’uso ottimale delle risorse.
Tuttavia, a fronte di questi investimenti pubblici significativi, è lecito chiedersi quali siano stati i risultati concreti. Il Consiglio Comunale attende dati chiari e misurabili per valutare l’efficacia dell’edizione 2025.
Conclusione: una riflessione necessaria
La Douja d’Or resta un simbolo forte dell’identità astigiana. Ma proprio per questo, non può essere trasformata in un contenitore indistinto di eventi, svuotato della sua funzione originaria. Il vino è la nostra radice, non un semplice pretesto per fare spettacolo. Serve un ripensamento serio: tornare a coinvolgere le aziende vinicole, valorizzare davvero il prodotto, strutturare l’evento nel centro storico, e rendere il turismo uno strumento al servizio dell’economia locale – non un fine a sé stante. Il territorio ha bisogno di equilibrio tra promozione turistica e valorizzazione produttiva. La Douja d’Or può ancora essere il ponte tra queste due anime, ma solo se le scelte future saranno guidate dalla visione e non solo dall’intrattenimento.
Roberto Migliasso, consigliere comunale AstiOltre