Donne forti e dallo spirito pionieristico quelle del Pianalto Astigiano. La prima donna capostazione d’Italia, Luigina Baj, era di San Paolo Solbrito. La prima camionista italiana di Dusino San Michele. In realtà Rita Mecca, era nata a Villafranca, originaria di Cantarana, dove ancora oggi il suo cognome significa autotrasporti. Dopo il matrimonio con Virginio Caranzano, Rita si era trasferita a Dusino dove, nel 1950, insieme hanno fondato la loro azienda, attiva ancora oggi, passata alle nuove generazioni della famiglia. La giovanissima Rita trasportava materiali per l’edilizia, prodotti chimici e ogni tipo di merce. In paese la ricordano con piglio deciso da imprenditrice, ma anche femminile e materna.
Sabato scorso l’amministrazione comunale ha voluto riconoscere a Rita Mecca un posto nella storia di Dusino San Michele, collocando una targa sull’iscrizione del semaforo d’ingresso al paese, a 10 anni dalla scomparsa, nel 2011. Con il sindaco Valter Malino, erano presenti anche la sindaca di Cantarana, Roberta Franco, il sindaco di Valfenera e presidente della Provincia, Paolo Lanfranco e una trentina di autotrasportatori locali, venuti ad omaggiare una collega che ha precorso i tempi.
La targa ricorda che già nelle celebrazioni del 150esimo dell’Unità d’Italia, a Rita Mecca era stata dedicata una giornata per il primato di prima donna camionista. In quell’occasione il sindaco Malino aveva fatto condurre una ricerca presso la Prefettura e il Ministero dei Trasporti, scoprendo che Rita non è stata la prima italiana ad ottenere la patente di guida, ma è stata la prima ad ottenere l’autorizzazione di autotrasportatrice.
«La ricordiamo tutti con i pantaloni e i guanti da lavoro infilati in tasca – raccontava all’epoca il sindaco – sapeva tenere a bada i colleghi uomini e con le altre poche donne camioniste andare al Cocchi per bere il “cichèt”, piccola sfida ad un rito tipicamente maschile».
D’ora in poi l’immagine di Rita Mecca, accanto al marito Virginio e al suo camion Fiat, accoglierà chi arriva a Dusino San Michele, ricordando che i ruoli sociali e le frontiere, reali o metaforiche, fermano solo le persone che non hanno il coraggio di osare.