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Elena Ceste, un giallo italiano lungo un anno
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Elena Ceste, un giallo italiano lungo un anno

È trascorso un anno, dalla sua scomparsa e presumibilmente dalla sua morte. Il 24 gennaio 2014 era un venerdì. Una leggera nebbia mattutina, che già verso le 9 aveva lasciato spazio al sole. Una

È trascorso un anno, dalla sua scomparsa e presumibilmente dalla sua morte. Il 24 gennaio 2014 era un venerdì. Una leggera nebbia mattutina, che già verso le 9 aveva lasciato spazio al sole. Una giornata fredda. È alle 11 che la notizia comincia a diffondersi: si cerca una donna, una mamma di quattro bambini, che è sparita dalla sua casa di strada San Pancrazio, a Costigliole, tra le borgate di Motta e Santa Margherita. Mezz’ora prima era stato il marito a rivolgersi alla caserma dei carabinieri, raccontando che non riusciva a trovare sua moglie, che al suo ritorno dall’accompagnare i figli a scuola non l’aveva trovata in casa. Solo più tardi, tornando dai carabinieri per consegnare la foto della moglie che gli avevano chiesto, Michele Buoninconti racconterà che aveva trovato i vestiti della donna a terra, in cortile. A quelle parole il comandante della stazione Michele Sarcinelli capisce che c’è qualcosa di strano in quell’evento e si reca subito presso la villetta di strada San Pancrazio per un sopralluogo. Comincia così il mistero della scomparsa di Elena Ceste, 37 anni, ritrovata sul fondo di un canale, a pochi metri da casa, completamente nuda, a nove mesi di distanza dalla sua sparizione.

Una vicina di casa riferisce ai carabinieri di averla vista in cortile alle 8,15: indossava maglia e pantaloni. Il marito dice di non trovarla a casa al suo rientro, intorno alle 8,40. Sarebbe dunque sparita in quella manciata di minuti. Le attività di ricerca partono fin dalla tarda mattinata e proseguono per giorni. La cercano per i campi e i boschi della zona i vigili del fuoco, gruppi di protezione civile, tanti volontari. Ore e ore spese dagli specialisti a cercarla anche nel fiume Tanaro, fino alla diga di Alessandria. I carabinieri del comando provinciale dei carabinieri, guidati dal tenente colonnello Fabio Federici, raccolgono testimonianze, verificano tabulati telefonici, analizzano computer e telefoni cellulari, vagliano centinaia di segnalazioni che giungono nel corso dei mesi alla caserma di via Delle corse. Gli uomini dell’Investigativa, coordinata dal maggiore Marco Pettinato, lavorano giorno e notte per dare risposte al giallo della scomparsa della mamma di quattro bambini, di età compresa tra i 6 e i 14 anni.

Mesi e mesi di ipotesi, supposizioni e di tante chiacchiere fatte sulla donna scomparsa, a partire dai racconti fatti dallo stesso marito in una lunga intervista televisiva alla trasmissione “Chi l’ha visto?”, in cui ha raccontato dei presunti deliri della donna, la notte precedente la scomparsa, in cui lei gli avrebbe parlato di video compromettenti, di incontri con vecchi amici, di ricatti che stava subendo. Nessun riscontro di tali video e di ricatti in atto da parte delle forze dell’ordine, che hanno anche verificato gli alibi degli uomini contro cui Buoninconti aveva puntato il dito (tra questi un costigliolese, papà di un compagno di scuola di uno dei figli). Appelli in tv dei genitori, della sorella e del cognato di Elena Ceste. Una fiaccolata, durante l’estate, organizzata dall’ex compagna di scuola torinese Morena Deidda, che aveva raccolto migliaia di persone attraverso il social Facebook per chiedere verità e giustizia per la donna scomparsa. Il tragitto di quella fiaccolata passò a poche decine di metri da quella che poi si rivelò essere la tomba di Elena Ceste.

Il 18 ottobre i cantonieri del Comune di Isola stanno eseguendo dei lavori di pulizia nel rio Mersa, in località Chiappa, sul confine con Motta e la zona in cui la casa di proprietà di Elena si trova. È una giornata d’autunno calda e soleggiata. Il cantoniere, a qualche metro dal punto in cui sta lavorando, scorge delle ossa affiorare dalla poca acqua sul fondo del canale: si trovano nei pressi di un tubo in cemento che fa da attraversamento alla linea ferroviaria, in un’area caratterizzata da campi coltivati a mais, noccioleti e orti, a poca distanza dalle abitazioni. Viene subito chiamato il sindaco di Isola, Fabrizio Pace, che aveva disposto quei lavori nel Mersa. È un criminologo ed esperto di scienze forensi ed intuisce che quello scheletro potrebbe appartenere ad una donna. Quel giorno il lavoro dei carabinieri e del medico legale è lungo: vengono prelevati i pochi resti ed esaminata a fondo l’area. L’opera di analisi in quel tratto del rio Mersa, presidiato a lungo dai carabinieri, continuerà per giorni e giorni, con vari metri cubi di terreno setacciati.

Nel giro di cinque giorni, il 23 ottobre, arriva la risposta dell’esame del Dna: quelle poche ossa, trovate sul fondo del canale, appartenute ad un corpo in posizione distesa, intrise di fango, sono di Elena Ceste. Il giorno dopo, il 24 ottobre, la svolta nel caso: la Procura invia un avviso di garanzia al marito. È indagato per omicidio e occultamento di cadavere. Il ritrovamento del corpo della Ceste e la notizia dell’indagine a carico del marito scatenano un assalto mediatico intorno all’abitazione in cui vivono i Buoninconti e nella zona del canale, che dista 800 metri dalla villetta. Sotto pressione, Buoninconti, vigile del fuoco che in questi giorni ha lasciato la caserma di Alba per trasferirsi ad Asti, si scaglia verbalmente contro giornalisti e cameramen: una pressione culminata in un’aggressione violenta da parte dell’uomo nei confronti di una troupe della trasmissione “Porta a Porta” condotta da Bruno Vespa. Le indagini dei carabinieri, coordinate dal sostituto procuratore Laura Deodato, vanno avanti.

Il 19 novembre i genitori di Elena Ceste ed il cognato vengono ascoltati per sette ore in caserma ad Asti. Vengono risentiti anche i vicini di casa ed effettuati nuovi sopralluoghi nell’abitazione della donna. A fine novembre una nuova ispezione tecnica nella villetta, per verificare la potenza del segnale telefonico in quella zona. È presente anche l’avvocato Alberto Masoero, al cui studio è stata affidata la difesa d’ufficio di Buoninconti. Si attende ora che vengano depositati gli esiti dell’autopsia sui resti di Elena Ceste; potrà poi essere firmato il nulla osta per la loro restituzione alla famiglia per consentirne così la sepoltura. Si attendono anche risposte sulle circostanze della morte della mamma di Motta. Non c’è certezza sulla causa del decesso, anche se l’ipotesi dell’omicidio sembra la più verosimile. Senza un colpevole al momento. Domani pomeriggio, sabato, alle 15,30, il parroco di Motta don Roberto Zappino celebrerà una messa di suffragio.

Marta Martiner Testa

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