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Emergenza umanitaria, Astigiano in prima fila
Attualità

Emergenza umanitaria, Astigiano in prima fila

Siria, Afghanistan, Pakistan, Libano, Palestina, Nigeria, Gambia, Mali, Costa d’Avorio, Repubblica Centrafricana, Senegal ed Eritrea. La mappa dell’emergenza umanitaria è un corollario di paesi

Siria, Afghanistan, Pakistan, Libano, Palestina, Nigeria, Gambia, Mali, Costa d’Avorio, Repubblica Centrafricana, Senegal ed Eritrea. La mappa dell’emergenza umanitaria è un corollario di paesi instabili, dove vigono dittature feroci, infiamma la guerra o le persecuzioni di carattere politico, religioso ed etnico sono all’ordine del giorno. Tutte ragioni che unite alle difficili condizioni economiche portano una massa crescente di disperati a cercare rifugio in Europa, incuranti dei pericoli che il viaggio verso la “terra promessa” comporti. Il nostro Paese, primo fra tutti, ha dovuto dare una risposta immediata ai profughi provenienti da oltre mare, approdati con barconi di fortuna sulle coste di Lampedusa. Da lì, dopo una permanenza presso un centro di accoglienza temporaneo, i richiedenti asilo sono stati smistati tra le varie regioni italiane.

Lo smistamento
Secondo i dati della Regione Piemonte le presenze effettive di migranti in Piemonte al 7 settembre 2015 erano 6.873. L’8 settembre 2015 è stato richiesto alle Prefetture piemontesi di provvedere all’accoglienza di ulteriori 1.781 migranti rispettando le quote spettanti a ognuna provincia secondo i criteri definiti in sede di Tavolo di Coordinamento Regionale che prevedeva la distribuzione del 40% su Torino e Provincia e del restante 60% sul resto del Piemonte. Così facendo alla provincia di Torino ne sono spettati 712; a quella di Alessandria 217; a quella di Cuneo 296; a quella di Vercelli 88; a quella di Novara 186; a quella di Asti 110; a quella di Biella 91; al Verbano 81.

Questi però sono stati solo gli ultimi arrivi “straordinari” perché in totale il numero di profughi assegnato per il 2015 ad ogni singola provincia è stato molto più alto: 511 per la provincia di Asti, 750 per i vicini alessandrini. Questi numeri si spiegano sul principio che esistono dei precisi criteri numerici sia per quanto riguarda la ripartizione dei migranti sul territorio regionale, sia per quanto riguarda la suddivisione tra le Regioni italiane. Il Piemonte deve accogliere circa il 7% degli arrivi sul suolo nazionale. Il numero di richiedenti asilo sul nostro territorio coinvolge anche il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) che è gestito direttamente dai Comuni. In Piemonte sono titolari di strutture SPRAR 25 Comuni che ospitano complessivamente 831 persone, si tratta per lo più di una forma di “accoglienza  diffusa” organizzata in piccoli nuclei in appartamento. Le quattro province sedi di progetti di questo tipo sono Torino, Alessandria, Biella e Asti.

Il Piam, soggetto attivo
Nella nostra provincia, giusto per fare un esempio, il PIAM (Progetto Integrazione Accoglienza Migranti Onlus Asti) è tra i soggetti più attivi nel campo dell’accoglienza, in particolare sul capoluogo e nel Nord astigiano. Nel 2014 l’associazione ha accolto in emergenza 447 profughi provenienti dalla Libia, di questi 79 persone sono state accolte in collaborazione con il consorzio COALA nell’ambito dell’emergenza “Mare Nostrum”, 39 persone provenienti da Pakistan, Libano, Gambia, Guinea, Mali, Rep. Centrafricana, Nigeria, Costa d’Avorio, Senegal, Eritrea, sono state invece accolte nel progetto SPRAR di Asti mentre 21 persone divise in quattro nuclei familiari provenienti da Somalia, Nigeria, Palestina e Afghanistan sono state accolte nel progetto SPRAR di Settime (AT). «Per il momento i flussi provenienti dalla Libia stanno scemando, complice la brutta stagione in arrivo ma anche le condizioni di instabilità politica del Paese. Ormai è un azzardo avventurarsi sul territorio libico e chi può, come chi arriva da Siria o Afghanistan, lo fa via terra passando dai Balcani.

I servizi di Villa Quaglina
Solo gli Africani, che non hanno scelta, continuano ad attraversare il Mediterraneo partendo dai porti libici» spiega Alberto Mossino del PIAM, che ad Asti gestisce “Villa Quaglina” una struttura aperta ventiquattrore su ventiquattro attrezzata per l’accoglienza di 50 persone. Qui, i servizi garantiti alle persone sono: informazione ed assistenza nei rapporti con la Questura; disbrigo pratiche burocratiche, richiesta codice fiscale e iscrizione servizio sanitario, accompagnamenti medici, erogazione dei pasti, fornitura di vestiario e biancheria, mediazione linguistica e culturale, informazione sulla normativa concernente l’immigrazione, i diritti e doveri e condizione dello straniero, accompagnamento e preparazione alla Commissione per i richiedenti asilo, sostegno psicologico, sostegno legale, orientamento al territorio, insegnamento dell’italiano, iscrizione alla scuola pubblica, iscrizione centro impiego, attivazione di tirocini formativi, attività ludiche e sportive, collaborazione con scuole ed altri centri di accoglienza.

Il progetto del Consorzio Coala
Un’alternativa è poi il sistema di accoglienza diffuso, messo in campo da PIAM e da COALA. Questa innovazione si basa sulla disponibilità di famiglie, italiane e migranti, presenti sul territorio astigiano di accogliere un rifugiato a casa propria. Nel 2014 il Consorzio COALA e l’Associazione PIAM hanno raccolto l’adesione di diverse famiglie che, in cambio di un rimborso economico (parte della diaria che la Prefettura stanzia per l’accoglienza dei rifugiati), hanno garantito vitto, alloggio e orientamento sul territorio, oltre ad avere un ruolo implicito volto a facilitare l’integrazione delle persone accolte. Delle 80 persone attualmente prese in carico, 28 sono ospitate nel Centro di Accoglienza a Villa Quaglina e 52 sono ospitate in famiglie. In termini economici, per la famiglia ospitante questo si è tradotto nel fatto che dei circa mille euro mensili che lo Stato spende per ciascun profugo, 400 euro vengono dati alla famiglia ospitante. «Chi aderisce a questa iniziativa non solo per spirito di solidarietà ottiene senza dubbio un’entrata integrativa al proprio reddito – continua Mossino – non nego che in questo modo abbiamo aiutato alcune famiglie residenti sul territorio a far quadrare i conti a fine mese».  

La cooperativa CrescereInsieme
Altra esperienza di accoglienza è quella predisposta dalla cooperativa CrescereInsieme Onlus di Acqui Terme, operante nel Sud Astigiano e in particolare nel Canellese. Nella Città delle Bollicine, la cooperativa ha messo a disposizione dieci posti per minori non accompagnati richiedenti asilo nei locali della parrocchia di Santa Chiara. Quattro adulti con un minore provenienti dall’Afghanistan sono stati invece ospitati in un alloggio a Canelli così come una famiglia proveniente dall’Ucraina mentre altri cinque ragazzi maliani sono ora ospitati a Moasca. Per due giovani richiedenti asilo è stato attivato un tirocinio formativo come cantonieri, presso il comune di Calamandrana e di Moasca. Anche in questo caso l’accoglienza è stata gestita con il supporto dei fondi SPRAR. Sempre la cooperativa CrescereInsieme è ideatrice in questa parte della provincia di una serie di progetti volti all’integrazione dei propri ospiti ma anche alla formazione professionale. Da una parte è stato attivato un corso di teatro aperto ai rifugiati ma anche ai canellesi, così da mettere in contatto le due realtà.

Dall’altro, la cooperativa ha attivato il progetto “Maramao”, un’azienda agricola in cui sei rifugiati, quasi tutti Africani, hanno appreso le tecniche di coltivazione dell’agricoltura biologica vendendo poi i propri prodotti (farina e gallette di farro, verdura e frutta di stagione, marmellate, cugnà) al mercatino biologico del sabato mattina a Calamandrana. Gli 11 ettari di terreno coltivato appartengono alla signora Wanda Gallone,la cui cascina sorge alle porte di Canelli. Diventata vedova e senza qualcuno che seguisse le orme del marito, questa astigiana doc ha deciso di concedere in comodato d’uso i propri terreni «purché vi fosse alla base un progetto concreto con finalità sociali». I sei ragazzi hanno così imparato a lavorare la vigna, a coltivare l’orto e a preparare marmellate e conserve. «Il nostro obiettivo è quello di insegnare a questi ragazzi un mestiere perché possano costruirsi un futuro in Italia – spiega Davide Colleoni della CrescereInsieme – Stiamo pensando di fare di “Maramao” una vera start up agricola, in cui questi ragazzi formeranno altri rifugiati provenienti da oltremare».

Lucia Pignari

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