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Enofila: «Un errore non coinvolgere i privati»
Attualità

Enofila: «Un errore non coinvolgere i privati»

Il centro fieristico di Asti, costato 11 milioni di euro, torna alla Regione per farne degli uffici. L’ex presidente della Provincia Marmo e l’ex assessore al commercio Ruscalla, tra i primi a credere nel progetto Enofila, commentano quanto accaduto

A conti fatti, escludendo le perdite registrate da Aurum et Purpura, dal 2012, pari a circa 100.000 euro all’anno per ciascuno dei soci dell’Enofila (Comune, Camera di Commercio e Provincia), il recupero dell’ex vetreria di corso Felice Cavallotti è costato 11 milioni di euro. Si tratta prevalentemente di contributi regionali legati alle Olimpiadi di Torino 2006 che, secondo il progetto originario, avrebbero dovuto dotare Asti di un centro fieristico espositivo incentrato, soprattutto, sul tema del vino. Nessuno avrebbe potuto immaginare che, nella capitale italiana dell’enologia, un Palavini, Enofila, o come la si voglia chiamare, fallisse la missione in modo così clamoroso tanto da tornare in mano alla Regione pronta a metterci gli uffici dell’Agricoltura.

Col senno di poi si possono analizzare tutti gli errori, tanti, che hanno contrassegnato la gestione dell’Enofila, l’edificio bello, ma senz’anima, che è stata una spina nel fianco del Comune fin dalla sua apertura. La messa in liquidazione della società Aurum et Purpura, decisa oltre un anno fa, aveva sancito la fine del progetto Enofila, ma anche dell’emorragia di soldi dalle casse comunali. A ben vedere, l’Enofila non ha mai saputo stare sul mercato perché ha accolto tra i suoi enormi spazi solo eventi saltuari, manifestazioni già calendarizzate sul territorio (Douja d’Or, Sagre al Coperto, la Fiera Città di Asti, mostre più o meno brevi e di poco richiamo per chi abita fuori provincia).

L’ex presidente della Provincia Marmo e l’ex assessore al commercio Ruscalla, tra i primi a credere nel progetto Enofila, analizzano con noi quanto accaduto

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Riccardo Santagati

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