Se l’ultima querelle politica scoppiata in città fosse un film potrebbe chiamarsi, citando un capolavoro immortale, “Coalizione da Tiffany”. Ma Tiffany ad Asti non c’è, mentre ci sono molte vetrine sfitte, in via Garibaldi, che comunque è considerata una via importante per lo shopping. Il “caso” ha voluto che ben tre negozi vuoti di via Garibaldi, a pochi passi uno dall’altro, siano stati adibiti a vetrine temporanee di altrettante liste civiche che sostengono la ricandidatura del sindaco Maurizio Rasero: Lista Rasero, A.S.T.I. e I giovani Astigiani.
Marketing di una campagna elettorale ormai accesa, non c’è dubbio, ma le vetrine “pro-Rasero” hanno attirato l’attenzione del candidato sindaco del centrosinistra, Paolo Crivelli e della sua coalizione la quale, invece, rivendica una campagna elettorale “sobria”, senza sperpero di denaro e perfino senza una sede.
«La città di Asti si trova ad affrontare la campagna elettorale per le amministrative in giorni in cui la guerra non è mai stata tanto vicina – commentano dalla coalizione Astinsieme di Crivelli – Una pandemia che dura da più di due anni ha portato a una crisi economica fatta di chiusura di molte attività e perdita di posti di lavoro. La crisi energetica in corso non aiuta a risollevare la situazione e un pieno di benzina è diventato proibitivo. È un momento decisamente difficile, per questo il nostro candidato sindaco Paolo Crivelli ha scelto di condurre la sua campagna elettorale all’insegna della sobrietà anche in segno di rispetto verso tutti i cittadini. Non ci doteremo di una sede nel salotto della città: insieme al nostro candidato, continueremo a camminare per le vie, le frazioni e i quartieri, nei parchi e nei circoli. Così che ogni luogo dove incontreremo gente sarà la “nostra sede”, sempre frequentata da quanti vorranno conoscerci. Spendere cifre esorbitanti per la promozione dell’immagine, ancor più in un momento così difficile per molte famiglie, a noi appare del tutto fuori luogo. Per cui, senza inutile sperpero di denaro, la nostra sobria campagna elettorale si snoderà lungo il territorio astigiano».
L’accusa di “spendere denaro” per farsi una sede, in questo caso tre, nel salotto della città, è ovviamente rivolta a Rasero anche se quest’ultimo non viene mai citato direttamente.
Ma avere tre vetrine, di altrettante attività sfitte, che promuovono la campagna elettorale è davvero indice di opulenza? Qual è il limite della sobrietà in una campagna elettorale? Rasero non ha incassato le accuse in silenzio e, come prevedibile, ha affidato ad un video su Facebook la replica al centrosinistra. Risposta data da via Garibaldi dove il sindaco ha detto di «non vedere il nesso tra il difficile momento e la sede dove ognuno di noi cercherà di preparare le prossime elezioni».
«Sulle cifre esorbitanti bisognerebbe essere nelle tasche altrui, – continua – ma anche essere corretti e dire la verità: nelle “sedi incriminate” ci sono manifesti interni che rappresentano il simbolo della mia lista civica e altre due, più avanti. Ma questi negozi sono costati zero. Erano vetrine vuote, dove c’era il numero di telefono di un’agenzia immobiliare che li affittava alla quale abbiamo chiesto se era possibile averle a disposizione per mettere il totem delle liste. Ci è stato concesso e in cambio abbiamo pulito il negozio, lavato le vetrine e fatto sì che quando l’agenzia lo presenterà ai clienti lo troverà ordinato. Tre liste civiche, tre negozi sfitti dove abbiamo messo dei simboli, non aperto una sede. Se il negozio venisse affittato, un minuto dopo toglieremmo il logo. Abbassarsi a questo livello per fare la campagna elettorale è davvero squallido».
Una risposta
Se ” lo sperpero di denaro ” NON ricade sui cittadini, quale è il problema ?