Tra due giorni i 400 lavoratori della ex Embraco-Whirlpool saranno ufficialmente licenziati. Dal 23 gennaio la “cassa” cesserà e i lavoratori dell’azienda rivese entreranno nelle fila dei disoccupati. Dopo quattro anni di inutili tentativi, diventa tangibile il fallimento della politica regionale e nazionale che non è riuscita, in tutto questo tempo, a trovare una via d’uscita per rispondere alla richiesta di lavoro di 400 famiglie.
Ancora una volta è l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia a correre accanto ai lavoratori lanciando un appello alle aziende del territorio perché aprano le porte delle loro imprese a questi uomini e donne che hanno inutilmente tentato di salvare la loro fabbrica.
«Cari amici – scrive l’arcivescovo – desidero aprirvi il mio cuore di pastore di fronte a una situazione come quella della ex Embraco, che non è certo l’unica in crisi occupazionale ma rappresenta un paradigma unico nel suo genere perché da ormai 4 anni 400 operai e loro famiglie soffrono una situazione di abbandono senza avere la prospettiva di uno sbocco che assicuri loro un lavoro. Per questo mi permetto di fare appello alle imprese del nostro territorio e in particolare a quelle che si richiamano alla dottrina sociale della Chiesa e la ritengono un punto di riferimento fondamentale per il loro impegno economico e lavorativo».
Nosiglia analizza i modelli economici che sembrano muoversi in maniera autonoma, il mercato, la concorrenza i cui principi si infrangono miseramente sui monopoli e sui cartelli creati senza colpo ferire da parte delle leggi.
«Il ministero dello sviluppo economico nella persona del ministro Giorgetti ha più volte detto che se ci fosse qualche impresa che si fa avanti per la ex Embraco sarebbe agevolata da parte del Ministero stesso. Ma finora non si sono avute risposte – aggiunge Nosiglia – ed è questo il motivo per cui ho lanciato l’appello alle imprese che hanno una sensibilità religiosa e che potrebbero avere un ruolo attivo nell’assorbire una parte del personale ex Embraco. Mi rendo conto che si tratta di una richiesta impegnativa: ma ci troviamo di fronte a una situazione di una enorme gravità. Io credo che, dopo 4 anni di crisi, trattative, sofferenze delle famiglie è necessario che il mondo cattolico si impegni a cercare insieme una soluzione. Quando parliamo di lotta alla povertà, dobbiamo pensare molto concretamente a queste 400 famiglie che stanno scivolando verso la miseria».