A Bruno il dibattito si accende intorno all’installazione del prossimo impianto agrivoltaico da circa 1 MWp. Un Comitato spontaneo si oppone al progetto e alla «disinformazione dei media».
Commenta il portavoce Tommaso Gavazza (foto), esperto in gestione dell’energia: «L’iniziativa (promossa da una società che dista oltre 100 km) ha beneficiato di dichiarazioni non veritiere: l’adesione del Comune ad una comunità energetica rinnovabile (C.E.R.) e costi energetici dimezzati grazie all’impianto. Bruno non è al momento incluso in una Cer e la quantificazione dell’impatto economico diretto per i cittadini è priva di alcun fondamento».
Genesi del busillis, il ritardo regionale nella definizione delle aree non idonee alla posa di certi tipi di strutture. «Al momento gli impianti fotovoltaici di tipo agrivoltaico possono essere installati praticamente ovunque – continua l’intervistato – Ma l’area individuata per l’impianto ricade all’interno di una Zona Naturale di Salvaguardia “Bosco delle Sorti – La Communa”, un contesto importante per la tutela della biodiversità locale; inoltre intende recintare una strada interpoderale e di fatto impedisce alla comunità di raggiungere alcuni boschi».
Un problema anche di compatibilità. «La realizzazione di impianti agrivoltaici sperimentali avanzati comporta degli obblighi – conclude Gavazza – Tra questi, tutelare la produzione agricola primaria garantendone la prevalenza nell’uso del terreno. Nulla in contrario all’integrazione del reddito agricolo con fonti rinnovabili, purché si inserisca in un contesto non speculativo e di equilibrio con il territorio e le comunità locali».