Cinquant’anni fa quella prima edizione da pionieri, con 13 Pro loco in piazza Alfieri, timide e titubanti, con qualche pentolone sul fuoco e l’incertezza più assoluta di come sarebbe finito quell’esperimento chiesto dall’allora presidente della Camera di Commercio Giovanni Borello. Bastarono poche ore per capire che quella cosa piaceva e funzionava. Da quel settembre 1974 di anni ne sono passati, la crisi “generazionale” nei volontari della Pro loco crea un po’ di buchi in piazza, ma la manifestazione resiste e prova a migliorarsi ancora.
Le novità quest’anno sono diverse e riguardano soprattutto il villaggio gastronomico.
Che sarà sempre allestito in Campo del Palio ma avrà una dislocazione delle casette mai vista prima: quattro isole centrali con stand in fila che si “danno la schiena” per non far incrociare le code di una Pro loco con un’altra. In piazza ci saranno solo i tavoli allestiti dalle stesse Pro loco mentre gli altri 150 dell’organizzazione saranno sistemati all’ombra, sotto i viali alberati della piazza lato scalinata verso piazza Alfieri e lato sud verso corso Savona.
La distribuzione del vino cambia ancora modalità: sarà possibile acquistare i ticket che danno diritto ad un bicchiere di vino a 2,50 euro presso tre postazioni con dieci casse ognuna. Il ticket può essere speso in ogni casetta e, per la prima volta, anche non in abbinamento con il piatto.
I vini saranno quelli dei soci del Consorzio Barbera d’Asti, selezionati fra le doc e le docg aderenti «scegliendo cantine di alta qualità per garantire vini eccellenti» ha spiegato il presidente Vitaliano Maccario.
Wi fi potenziato su tutta la piazza per incentivare i pagamenti digitali sia alle casse vino che a quelle delle Pro loco.
«In tanti chiedono la prevendita dei biglietti per i piatti in distribuzione – ha detto l’assessore Riccardo Origlia – Ci arriveremo. Stiamo studiando il sistema più adatto, per quest’anno non sarà ancora possibile, ma stiamo lavorando affinchè si concretizzi il prima possibile».
Altra novità sotto il profilo culinario è l’ingresso dell’Accademia Italiana della Cucina nella commissione cucina con l’obiettivo dichiarato di lavorare ad una filiera di prodotti sempre più locale.
La sfilata presenta molte novità sotto il profilo dei temi portati in piazza, con più di una Pro loco che ha deciso di cambiare argomento mettendosi alla prova. In strada si attende il consueto assiepamento dietro le transenne lungo il percorso. Chi volesse invece vederla tranquilla da seduti sulla tribuna di piazza Alfieri, da quest’anno dovrà acquistare il biglietto, a 5 euro in vendita alla biglietteria del Palio.
Il sindaco e presidente della Provincia Maurizio Rasero
«Anche se sono un uomo di Palio, ammetto che il Festival delle Sagre è la festa più attesa». Il sindaco di Asti e presidente della Provincia crede così tanto nel potenziale di questo evento che dice: «Il lavoro che resta da fare, da lunedì prossimo, sarà andare a bussare alle Pro loco assenti per convincerle a partecipare».
L’assessore Riccardo Origlia
L’assessore “operativo” nell’organizzazione dell’evento ha sottolineato che quest’anno, grazie all’ingresso dell’Accademia della Cucina nella Commissione Cucina, si garantirà una filiera delle materie prime certificate con una importante ricaduta economica sul territorio.
Il vice presidente CCIAA Renato Goria
Il vicepresidente della Camera di Commercio accorpata di Asti e Alessandria ribadisce che, pur non potendola più organizzare in prima linea, l’ente da tre anni continua a finanziare l’evento con una cifra che è la più alta stanziata nel settore promozione delle province di Asti e Alessandria.
La delegata provinciale Unpli Luisella Braghero
La delegata provinciale Unpli (Unione Pro Loco) ha ricordato che il festival delle Sagre ha ottenuto da Roma la menzione speciale per la qualità.
«Le migliaia di volontari delle Pro loco regalano alla città di Asti due giornate memorabili e donano grande visibilità al capoluogo».
Il presidente della Fondazione Crat Livio Negro
«La Fondazione Cassa di Risparmio di Asti sostiene il festival perchè significa mantenere viva la memoria delle generazioni che ci hanno preceduti. E questo crea una cultura autogenerativa che si autoalimenta con quegli stessi valori oggi così importanti e rari» ha detto il presidente della Fondazione.