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Finanziamento "a click",montano le polemiche
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Finanziamento "a click",
montano le polemiche

Scoppia la querelle politica dopo l’assegnazione dei fondi ministeriali del programma “6000 Campanili” che erogherà 100 milioni a 115 Comuni (nell’Astigiano a Castelnuovo Calcea, Passerano

Scoppia la querelle politica dopo l’assegnazione dei fondi ministeriali del programma “6000 Campanili” che erogherà 100 milioni a 115 Comuni (nell’Astigiano a Castelnuovo Calcea, Passerano Marmorito, Cerreto, Cunico, Castel Boglione, Monastero Bormida e Montiglio Monferrato) per finanziare opere più o meno stretegiche le quali, altrimenti, sarebbero state difficilmente cantierate.

Ad aver scatenato le polemiche (e lo sfogo di molti sindaci esclusi) è stata l’assegnazione dei fondi tramite il “click day”, ovvero attraverso l’invio di una comunicazione elettronica certificata da parte delle singole amministrazioni, una vera sfida a chi fosse più veloce nel fare click sul computer. E poiché per la stragrande maggioranza delle richieste di finanziamento non serviva altro se non arrivare prima, cioè avere una connessione internet veloce, ecco che già si prospettano decine di ricorsi da parte degli esclusi. Ad annunciarlo è l’Associazione nazionale piccoli comuni d’Italia (Anpci) che ha raccolto da tutte le regioni segnalazioni di problemi nell’inviare la mail al Ministero o rallentamenti dei provider tali da compromettere la stabilità della connessione.

Sul caso interviene anche l’onorevole Massimo Fiorio (PD). «Il ministro Lupi ha garantito la prosecuzione del “Programma 6000 Campanili” anche nel 2014, tuttavia  il solo criterio di ordine temporale per la  presentazione dei progetti crea gravi distorsioni e iniquità nella suddivisione delle risorse: importanti regioni del Paese sono scarsamente se non addirittura per nulla rappresentate e altre sono presenti in maniera non proporzionata al peso dei piccoli comuni a causa di un forte gap competitivo dovuto all’inadeguatezza delle linee informatiche. E’ importante valutare anche il merito dei progetti perché è ben diversa la messa in sicurezza di una scuola oppure il ripristino di un dissesto idrogeologico rispetto ad asfaltature – aggiunge Fiorio – Per questo motivo ho presentato una risoluzione in Commissione Ambiente e Lavori Pubblici affinchè il Governo corregga l’approccio all’assegnazione di risorse in grado di dare ossigeno ad imprese locali e beneficio alle piccole comunità rurali».

Le dichiarazioni di Fiorio vengono commentate da Enzo Sobrino e Maurizio La Matina di SEL. «Crediamo che ogni persona di questo Paese abbia, almeno una volta, visto pubblicità televisive in cui si offrivano agli spettatori più veloci nel chiamare un numero telefonico meravigliosi regali. Scoprire che, nel Paese dei tagli alla spesa pubblica (dalla sanità ai trasporti passando per l’assistenza sociale, le pensioni, la messa in sicurezza del territorio o degli edifici scolastici) lo stesso sistema viene adottato per finanziare le opere pubbliche più diverse, senza alcun briciolo di programmazione, senza una benché minima verifica delle priorità ma, semplicemente, premiando il più veloce click di computer è cosa che grida vendetta. Più che ricorsi al Tribunale Amministrativo, giustamente prefigurati da alcuni sindaci – aggiungono i due – sarebbe necessario potersi rivolgere, se mai esistesse, al tribunale del buon senso».

Sobrino e La Matina ricordano infatti che ci sono molte amministrazioni che non possono investire soldi per effetto del patto di stabilità, altre che subiscono tagli dalla finanza pubblica mentre i pendolari vedono sopprimere corse e servizi, causa tagli regionali e statali. «Ma il Decreto del Fare premia i click più veloci – aggiungono i responsabili di SEL – Un decreto che, leggendo le dichiarazioni dell’on. Fiorio sembra non avere padri, sembra essere stato approvato da entità diverse da quelle che siedono in Parlamento, da maggioranze diverse da quelle di cui il PD fa autorevolmente parte. Parlando di click bastava, al momento del voto parlamentare, schiacciare il tasto per respingere la norma. Così come hanno fatto i deputati di SEL sia sul decreto FARE sia, alla Camera, sulla modifica delle Province».

Riccardo Santagati

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