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Fondazione CrAsti – Banca di Asti, i sindacati: “Attenzione: questo istituto è importante per il territorio”

Sulla questione Fondazione Cassa di risparmio – Banca di Asti intervengono i sindacati dei lavoratori bancari (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil,Uilca, e Unisin) con un comunicato

Sulla questione Fondazione Cassa di risparmio – Banca di Asti intervengono i sindacati dei lavoratori bancari (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil,Uilca, e Unisin) con un comunicato che rompe il velo di silenzio fatto calare da politica e istituzioni. Il dibattito si è aperto dopo l’assemblea convocata dal presidente della Fondazione Livio Negro che, in  sostanza,  rilevando la scarsa redditività dell’investimento nlla banca di Asti aveva di fatto aperto all’ipotesi di dismissione delle azioni della Banca. L’ipotesi più accreditata è quella dello scambio di azioni con un gruppo bancario interessato ad espandersi nel Nord Ovest e alla solidità e redditività della Banca.

Ora intervengono i sindacati. Ecco il testo del comunicato.

“Ormai da alcune settimane si susseguono sulla stampa nazionale e del territorio notizie di dubbia provenienza circa il futuro di Banca di Asti che, insieme alle dichiarazioni del nuovo vertice della Fondazione C.R.Asti, hanno provocato un terremoto mediatico con interventi di politici locali, dell’ex Presidente della Fondazione Sacco, dell’Associazione piccoli azionisti e dei sindacati territoriali e aziendali.

Facciamo un poco di chiarezza. Il nuovo corso della Fondazione C.R.Asti ha delineato un percorso di parziale dismissione delle proprie azioni C.R.Asti (detiene il 31,80% del pacchetto azionario della Banca) per rispettare quanto prescritto dal protocollo ACRI/MEF aggiornato nel marzo del 2015, secondo il quale (sulla base di un legittimo criterio di diversificazione degli investimenti) le Fondazioni bancarie non potrebbero investire oltre un terzo del proprio patrimonio in un singolo asset (in questo caso le azioni della nostra Banca). Evidenziamo che si tratta di un accordo tra le parti (Acri/Fondazioni/Mef) che prevede anche una clausola di salvaguardia del patrimonio delle Fondazioni. La Fondazione, finora, ha costituito un fattore importante per una miriade di attori locali: piccoli Comuni, parrocchie, associazioni, realtà sportive oltre alle più famose direttrici di finanziamento nella cultura, nell’arte e nell’università. Ora la Fondazione chiede di più: pretende una maggiore remunerazione.

Questa aspettativa, se pur legittima, non può prescindere dalla consapevolezza che la Fondazione è soprattutto un soggetto che deve operare senza fini di lucro e che deve perseguire esclusivamente scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico, con particolare riferimento al territorio di competenza. Basare ogni ragionamento unicamente su un singolo aspetto, come il rendimento delle azioni, non tiene conto di altri fattori quali l’attenzione nei confronti dei dipendenti della Banca, l’aspetto economico e patrimoniale, il modello di business della Banca, e non ultimo l’impegno verso le famiglie e le imprese. Nel frattempo si moltiplicano le voci su possibili soggetti interessati all’acquisto di parte o di tutto il pacchetto delle azioni C.R.Asti detenute dalle Fondazioni e piccoli azionisti. Nell’ottica di quanto detto sopra, per la Fondazione, mantenere il controllo della Banca del territorio dovrebbe rimanere un obiettivo primario.

Quanto sopra delineato preoccupa il territorio ed i clienti, come possiamo constatare ogni giorno nelle filiali, oltre a danneggiare una realtà economica importante per il territorio come la Banca di Asti. In questo panorama operano le lavoratrici ed i lavoratori della Banca: ogni giorno svolgono un ruolo di argine alle paure di chi si presenta in Filiale per essere rassicurato sulla solidità della Banca, confermata dagli utili e dalla patrimonialità riportati sui bilanci degli ultimi anni. I lavoratori bancari di Banca di Asti svolgono quotidianamente il proprio lavoro nel rispetto delle norme di legge, dei regolamenti di settore ed aziendali. Forniscono un servizio di qualità, prossimità e cortesia che la fa preferire a banche più grandi e più digitalizzate. Lo stillicidio di attacchi mediatici ha creato un clima di diffidenza anche nei confronti del personale che opera quotidianamente al servizio dei clienti, generando anche situazioni di conflittualità non giustificata e rischiando di minare il decennale rapporto di fiducia.

Banca di Asti costituisce un esempio di Azienda di credito rivolta alle imprese di piccole-medie dimensioni, al mondo dell’artigianato ed alle famiglie che riesce a crescere, ad assumere tantissimi giovani e ad avere ancora una presenza capillare sul territorio, rallentando la desertificazione bancaria, ormai scenario comune sul territorio nazionale. È una banca che fa utili, è solida e proprio per questo è appetibile dai gruppi di maggiori dimensioni. Intendiamo affermare fortemente che qualunque sia lo scenario, come sindacati, abbiamo come obiettivo principale quello della difesa dell’occupazione e della dignità dei lavoratori”.

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2 risposte

  1. La Banca di Asti sarà anche solida e farà utili., però ha più di 200 milioni di euro di crediti che non sono stati restituiti dai percettori. Vuol dire che non sa fare bene il suo mestiere e regala soldi a discapito dei cittadini onesti. Poi la storia delle commissioni extra chieste ai correntisti ed emersa da un’ispezione della Banca d’Italia non è stata adeguatamente chiarita. Per questo i clienti della Banca di Asti non sono tranquilli.

  2. I sindacati fanno bene a preoccuparsi per la presenza e l’integrazione della banca nel territorio, senza dimenticare i dipendenti. Il vero problema è la gestione della banca.
    Finché la politica interverrà nella gestione, ci sarà sicuramente la “gestione e la cura del territorio con lacci e laccetti annessi” con un prezzo da pagare per i piccoli e grandi azionisti (vedi quotazione azioni post ultimo aumento di capitale circa 50% minus).
    Il mercato bancario in questi ultimi anni è visibilmente cresciuto mentre la Banca di Asti non e riuscita ad approfittare del trend di crescita, ha perso e, probabilmente, non solo in termini di quotazione.

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