Che sia una delle eccellenze culturali del territorio nessuno lo mette in dubbio, ma le potenzialità ancora inespresse dal Museo Paleontologico, con sede a Palazzo del Michelerio, sono ancora tante. Un luogo espositivo e didattico, collegato al Parco Paleontologico Astigiano e ai Geositi sparsi nella provincia, su cui i consiglieri comunali di minoranza Vittoria Briccarello e Mauro Bosia hanno deciso di riaccendere un faro per denunciare quelle che considerano essere aspettative tradite, criticità e problematiche che si trascinano da anni.
I due partono dal fatto che sarebbe difficile avere notizie esaustive su progetti effettuati, in corso o futuri, considerando le scarse dichiarazioni in merito da parte lo gestisce. Chiamano in causa il presidente dell’Ente di Gestione del Parco Paleontologico, Livio Negro, ma anche l’amministrazione Rasero e, facendolo, ricostruiscono le vicende dell’ultima importante partita del museo, l’estensione degli spazi espositivi nell’ex Chiesa del Gesù su cui erano stati annunciati importanti lavori di ristrutturazione.
«Nel 2017 l’allora sindaco Brignolo annunciava l’arrivo di fondi europei (Progetto Vino e Cultura) finalizzati al restauro dell’ex Chiesa del Gesù per trasformarla nello spazio più qualificante del Museo Paleontologico e dare così forma all’idea del centro studio sui cetacei fossili. Fondi che, qualche anno dopo, la giunta Rasero, non ritenendo più quel progetto una priorità per il Comune, sottrasse e spostò sulla ristrutturazione di Palazzo Ottolenghi – ricordano Briccarello e Bosia – Dal centrodestra si affrettarono a dichiarare l’impegno a trovare altre fonti di finanziamento per recuperare il progetto dell’ex Chiesa del Gesù. Seppur la cifra in questione fosse tutt’altro che esigua, 800 mila euro, il presidente Negro non spese pubblicamente una sola parola per i soldi tolti al progetto di restauro. Sono passati anni, si sono succedute due amministrazioni Rasero e ci sgomenta constatare che i fondi alternativi non sono stati trovati, che l’ex Chiesa del Gesù non è stata restaurata e che è ben diverso organizzare una mostra annuale di cetacei fossili, come accade da due anni, dal restaurare, allestire e rendere funzionale uno spazio museale vero e proprio».
Le conseguenze di spazi ristretti
I problemi di spazio sono una spina nel fianco del museo perché impediscono di esporre al pubblico «la stragrande maggioranza dei reperti acquisiti ad Asti dal Museo di Scienze Naturali di Torino e che rappresenterebbero un’importante occasione di allestimento». «Nell’assemblea del Distretto Paleontologico del 2023 i Comuni hanno risposto positivamente alla proposta di assicurare un contributo straordinario per sostenere la candidatura Unesco, ovvero versare una quota annuale doppia – continuano da Uniti si può – Asti investì, ad esempio 16.400 euro e, nell’occasione, il sindaco Rasero dichiarò: “Ciò che il Distretto oggi ci chiede non va visto come una spesa, ma come un investimento per il nostro territorio: il Comune lo sosterrà, così come la Provincia».
«Livio Negro espose il programma di iniziative da attuare a supporto della candidatura Unesco e, tra queste, ricordiamo un convegno ad Asti, incentrato sull’unicità del nostro territorio, di paleontologi provenienti da tutto il mondo annunciato per novembre 2023 – aggiungono Briccarello e Bosia – Ma nessun convegno internazionale si è tenuto in quella data. Anche questo progetto pare essere naufragato nel nulla».
E ancora: «Nell’assemblea dei sindaci del 2023 il presidente Negro annunciò che l’Ente stava lavorando per l’esposizione di un grande cetaceo del Museo astigiano a San Diego oppure a Tokyo al fine di pubblicizzare a livello internazionale il nostro patrimonio fossilifero. A un anno di distanza dall’annuncio chiediamo se è stata fissata la data e dove la mostra si farà esattamente».
Abbiamo contattato Livio Negro per una replica, ma ha annunciato che parlerà a suo tempo. Per i due consiglieri c’è però ancora la questione sul potenziale passaggio del polo sotto la gestione di AstiMusei, contestata da Uniti si può: «La convenzione è stata firmata? Sarà firmata? Se sì, che cosa prevede? Se no, che cosa ha impedito che lo si facesse? Può la cittadinanza esserne informata, dal momento che non lo sono nemmeno i membri della Commissione cultura?».