«L’anno scorso alla fine abbiamo deciso di togliere la vigna dopo il passaggio dei cinghiali e quest’anno ci viene voglia di fare lo stesso con il noccioleto sotto casa. Non possiamo, ogni anno, stare sotto scacco dei branchi di cinghiali che noi vediamo distruggerci i raccolti. E pur segnalandone la presenza, nessuno si presenta a risolvere il problema».
Sfogo amaro quello di Franco Perocchio (foto), titolare dell’omonima azienda agricola di Vaglio Serra che si è ritrovato a fare, per l’ennesima volta, i conti con i danni da cinghiali.
«In meno di due settimane, un branco di una quindicina di cinghiali ci ha rovinato un noccioleto che si estende sotto casa – specifica – Di 600 piante di nocciole ne hanno completamente distrutte quasi 200 e in tutte le altre hanno scorticato, abbassato i rami e mangiato i frutti fino a 1 metro e mezzo di altezza. Sono piante di 7 anni, nel pieno della produzione, e sono rovinate perché il danno non è stato fatto solo al raccolto della stagione in corso, ma anche a quelli futuri visto che le piante colpite dovranno rimarginare nel tempo i danni subiti negli attacchi».
Perocchio e la sua famiglia, agricoltori a tempo pieno da quattro generazioni, quei cinghiali li vedono e li sentono, di notte, uscire da un bosco poco distante per andare a pasteggiare nel suo noccioleto.
«Noi amiamo gli animali, ne abbiamo sempre avuti e li abbiamo sempre tenuti bene. Per questo, a volte, ci fanno tenerezza anche i cinghiali, ma con questo ritmo e questa entità di danni è urgente e fondamentale intervenire».
L’agricoltore l’anno scorso si è trovato a contare i danni ingenti ad un vigneto di proprietà: su 9 mila metri quadri di vigna ha vendemmiato 3 quintali e mezzo di uva. Praticamente niente, perché il resto dei grappoli se li erano mangiati i cinghiali. «Quella vigna si trovava troppo vicina al bosco e, preso atto della nostra impotenza, abbiamo deciso di sradicarla». Stessa soluzione drastica per i due pollai dell’azienda. «Anche in questo caso abbiamo deciso di non tenere più le galline perché i cinghiali sfondavano ogni rete di ingresso per venirsi a cibare di quello che davamo alle galline: mais, granaglie, pane secco. Sono entrati e hanno distrutto i pollai. Dobbiamo fare la stessa cosa col noccioleto?».
Perocchio assicura di aver più volte segnalato la presenza del branco e di aver dato precise indicazioni alle squadre di zona per intervenire, ma nulla è stato fatto. «Io e i miei figli viviamo della nostra terra e dei frutti che raccogliamo. Non facciamo i coltivatori per hobby, ma per mantenerci. Possibile che nessuno prenda sul serio la necessità di difendere noi e le altre aziende agricole dai cinghiali?».