Un’immagine biblica che ha dato ancor più solennità ad una riapertura attesa da molti anni.
Ieri pomeriggio, fra i rami di ulivo benedetti, i parrocchiani di Frinco hanno potuto fare ritorno per la prima volta nella loro splendida chiesa parrocchiale.
Un momento importante per tutta la comunità sottolineato anche dalla presenza del vescovo di Asti monsignor Prastaro che ha presieduto la celebrazione delle Palme con il parroco don Claudio Sganga.
Era dal novembre del 2015 che la chiesa intitolata alla Natività della Beata Vergine Maria era chiusa, in seguito all’ordinanza del sindaco a seguito del cedimento di una parte del castello che la sovrasta. E con la chiesa, chiusura anche della strada e di due case che erano state interessate (una molto pesantemente) dal crollo dell’avamposto sud del maniero.
Sono seguiti anni di grande preoccupazione e di scarse speranze di trovare soluzioni fino al coraggioso (e un po’ folle come lui stesso ammette) percorso intrapreso dal sindaco Luigi Ferrero che, grazie al sostegno di Regione Piemonte, Fondazione Cassa di Risparmio e Politecnico di Torino, ha portato all’acquisizione del castello da parte del Comune e allo stanziamento di fondi sufficienti a metterlo in sicurezza. In un secondo tempo sono stati trovati fondi anche per la ricostruzione dell’avamposto crollato.
Un’impresa titanica che è arrivata a buon fine e che aveva già permesso poco prima di Natale 2024 il rientro della donna che vive nella casa coinvolta nel crollo.
«La chiesa ci ha aspettato paziente – ha detto don Claudio – in questi giorni, quando siamo rientrati, era in perfetto stato, solo un po’ di polvere sui banchi. E’ una bellissima emozione la restituzione della normalità anche delle celebrazioni eucaristiche».
In tutti questi anni è stata la chiesa della frazione San Defendente ad accogliere messe, funerali, battesimi, matrimoni, prime comunioni e cresime.
«Oggi raccogliamo gli sforzi di tanti anni di impegno – ha detto il sindaco Ferrero, a tratti commosso – E’ stato un lavoro di squadra: dei miei consiglieri che si sono sempre presentati ad ogni chiamata, del vicesindaco ed architetto Davide Riva che ogni santo giorno era presente in cantiere, dei professionisti ingegner Carlo Ramello e architetto Marco Maccagno che si sono distinti per la loro immensa professionalità, Marco per la sua preziosa generosità nel corso degli eventi. E poi un ringraziamento alla mia famiglia che mi ha sostenuto in questi anni che sono sembrati ben più lunghi dei 365 giorni solari d’ordinanza».
Confidando il momento più emozionante di questo progetto che ha quasi del miracoloso per un piccolo Comune di 750 abitanti. «Quando il costruttore ha smantellato il ponteggio alto 34 metri che avvolgeva l’avamposto ricostruito mi ha fatto una foto e me l’ha mandata dicendomi solo “Ce l’abbiamo fatta”. In quella frase c’erano tutta la fatica, le preoccupazioni, gli ostacoli, i rischi di questi anni. Ma da oggi Frinco è un paese che, con il castello in sicurezza sulla sommità del borgo, ha accresciuto il suo valore».