Università di Asti, per qualcuno il fiore allocchiello della nostra città, per altri solo la sensazione che sia stata una spesa inutile che Fondazione Cassa di Risparmio in primis, ma anche
Università di Asti, per qualcuno il fiore allocchiello della nostra città, per altri solo la sensazione che sia stata una spesa inutile che Fondazione Cassa di Risparmio in primis, ma anche Comune, Provincia, Cassa di Risparmio e Camera di Commercio, abbiano sostenuto in questi ultimi 18 anni. A parlare è lex sindaco Giorgio Galvagno che vuole avere le idee chiare su cosa muova attorno alla nostra università. Quanti soldi nostri sono stati spesi per manterene questa struttura? Quanti ragazzi si sono laureati ad Asti? Quanti studenti sono venuti da fuori provincia? Qual è stata la ricaduta che ha avuto sulla città? Queste sono alcune delle domande che lex primo cittadino porrà al suo successore Fabrizio Brignolo con una interrogazione che presenterà in Comune nei prossimi giorni.
«Voglio verificare come sono stati spesi questi soldi – ha detto Giorgio Galvagno in conferenza stampa – e voglio verificare se potevano essere spesi meglio, magari sempre con gli studenti. In un periodo come questo, dove ci sono famiglie senza lavoro, aziende che rischiano di chiudere e altre che hanno già chiuso, è logico mantenere questa università? E una domanda che mi pongo, ma che voglio verificare con la speranza di essere smentito. Spero che dallanalisi che farò risulti che questo è il miglior modo per investire i nostri soldi». Nel 95, anno in cui vennero attivati i corsi, lo stanziamento fu di 3 miliardi delle vecchie lire – come scrive Galvagno in una nota stampa – per attivare tre corsi: Economia e Commercio, Assistentato sociale e Consulenti del lavoro. Oggi linvestimento annuo si aggira attorno ai 2 milioni di euro, circa 4 miliardi del vecchio conio.
Facile immaginare quanti soldi siano stati profusi in tutti questi anni. Il quesito che si pone ora lex primo cittadino è: «dobbiamo spenderne altrettanti nei prossimi 20 anni o è ora di porsi delle domande, di fare delle verifiche, magari con laiuto di persone competenti e guardando anche alle linee generali dellEuropa?» Ma la sua disamina non finisce qui. Giorgio Galvagno si preoccupa anche di verificare cosa sia stato fatto per gli altri studenti che hanno seguito corsi di studio universitari fuori Asti, in altre facoltà, ma poi si dà anche la risposta: «niente». Cosa stiamo facendo attualmente per loro, si chiede? La risposta che si dà è la stessa: «niente». Galvagno chiude la conferenza stampa fornendo un dato: «La provincia di Asti è lultima in Piemonte per numero annuale di laureati ogni 100 abitanti. La percentuale in questi ultimi anni è ancora aumentata nonostante luniversità sotto casa».