Difficile tenere nascosta e altrettanto difficile non accorgersi della profonda delusione che aleggia sul Colle Don Bosco negli stessi giorni in cui Papa Francesco è a soli trenta chilometri da lì,
Difficile tenere nascosta e altrettanto difficile non accorgersi della profonda delusione che aleggia sul Colle Don Bosco negli stessi giorni in cui Papa Francesco è a soli trenta chilometri da lì, a Torino, per il bicentenario della nascita del grande Santo. La grande famiglia salesiana che vive sulla collina più visitata dellAstigiano, un passaggio nel luogo in cui tutto è iniziato se la aspettava. Speranza caldamente coltivata alla notizia del viaggio del Papa in Piemonte per Don Bosco e non sopita del tutto nel momento in cui dal programma ufficiale, Castelnuovo risultava tagliata fuori dagli itinerari. Sfumata lipotesi della vita ufficiale si sperava in una visita privata, per quanto sia difficile tenere privata la visita di un Papa.
In fondo il Colle don Bosco, con il suo complesso di Basilica, Istituto Bernardi Semeria, le numerose case di accoglienza, i due musei e parcheggi e spazi per i grandi numeri dei pellegrini, aveva già dato ampia dimostrazione di essere in grado di accogliere degnamente un Papa, così come era accaduto nel 1988 con Papa Giovanni Paolo II durante la visita ufficiale. Invece nulla, le speranze si sono spente non senza lasciare lamaro in bocca a chi dedica anima, corpo e spirito al mantenimento del Colle don Bosco come centro della spiritualità salesiana di tutto il mondo.
Il Colle è il luogo in cui Giovanni Bosco nacque e crebbe, il luogo in cui si forgiò quello spirito che fonde il pragmatismo contadino con la profonda fede trasmessa dalla madre, Margherita Occhiena considerata una figura determinante nella formazione del grande Santo sociale. «Come si fa a pensare alla grande opera di San Giovanni Bosco senza pensare a questo luogo? – si sfoga amaramente don Egidio Deiana, rettore della Basilica e coordinatore di tutti gli eventi del bicentenario al Colle magari si può non gradire il nostro tempio o il resto dellistituto, ma quella piccola casetta davanti alla chiesetta di Maria Ausiliatrice (riferendosi alla casa in cui Don Bosco crebbe e che è rimasta intatta nel tempo n.d.r.), quella non può essere ignorata. Quella cascina modesta, con i suoi muri in mattoni vecchi e i legni che sono gli stessi di quando ci viveva Don Bosco, sono una testimonianza della presenza del Santo tramandata per duecento anni. Mi stupisce che un grande Papa quale è Bergoglio, così attento alle periferie del mondo, non abbia ritenuto di venire fin qui, nella periferia che diede i natali a Don Bosco».
San Giovanni Bosco è indubbiamente legato alla grande città di Torino, ma le centinaia di migliaia di pellegrini che ogni anno salgono fino al Colle, sanno bene che tutto è partito da qui.
Daniela Peira