Il 2 giugno è stata una giornata di festa ma anche di riconoscimento ad astigiani testimoni del difficile percorso per arrivare alla Repubblica
Una giornata di festa ma anche di riconoscimento ad astigiani testimoni della fatica e della lotta che hanno segnato il difficile percorso per arrivare alla Repubblica, quella che si è celebrata giovedì in occasione del 2 giugno. Il nuovo prefetto, Paolo Formicola, alla sua prima cerimonia ufficiale astigiana, ha così avuto modo di presentarsi alla cittadinanza e di conoscere sia cittadini che vennero internati nei campi di concentramento nazisti che partigiani e combattenti inquadrati nei reparti regolari delle Forze Armate.
Ai primi sono state consegnate le prestigiose Medaglie d’Onore concesse dal Capo dello Stato. Un riconoscimento che ha riguardato Pietro Lorenzo Aimasso di Cossano Belbo, Giovanni Armosino di Antignano, Quinto Papavero Perotti di San Marzano Olivero e Giovanni Battista Trinchero di Cellarengo. Le loro storie sono degne di un film.
Aimasso, classe 1920, è l’unica Medaglia d’onore ancora vivente. Partì per la Campagna di Russia ma venne dirottato sul fronte greco, nel gennaio del 1941. La prima licenza la ottenne dopo tre anni di combattimento e durante il viaggio di ritorno venne catturato dai tedeschi e portato ad un campo di lavoro nei pressi di Berlino dove venne impiegato prima in una fabbrica di produzione alimentare e poi in miniera. Anni di lavoro massacrante in condizioni di vita insopportabili che terminarono solo con il bombardamento della miniera grazie al quale Aimasso riuscì a scappare.
Armosino, classe 1921 e deceduto nell’ottobre del 1944, fu destinato al presidio del Peloponneso, nel 1941 con la Fanteria Piemonte. L’8 settembre del 1943 venne fatto prigioniero dei tedeschi e condotto in diversi campi di prigionia; dopo aver rifiutato di tornare in Italia per arruolarsi nell’esercito della Repubblica sociale, venne deportato a Belgrado. Da lì a Debeljaca, in viaggio verso campi di concentramento tedeschi dove non arriverà perché interverranno i russi a liberare il Paese. E fu proprio una pattuglia russa, mentre Armosino cercava rifugio in una famiglia del luogo, a sparargli ed ucciderlo.
Papavero Perotti, classe 1915 e deceduto nel giugno del 1945 era in servizio di leva quando venne chiamato alla divisione alpina Taurinense per partecipare a fianco dei tedeschi all’invasione della Francia. Anche lui venne fatto prigioniero dopo l’armistizio dell’8 settembre e finì in un campo di prigionia ad Amburgo dove lavorò in condizioni di schiavitù per una fabbrica locale. A guerra quasi finita, il 12 giugno del 1945 morì sotto il fuoco di un bombardamento aereo inglese. La salma, grazie alle lunghe ricerche dei suoi familiari, è rimpatriata solo nello scorso ottobre e riposa nella tomba di famiglia a San Marzano Oliveto.
Trinchero, classe 1911 ha una storia straordinaria: catturato dai tedeschi sul fronte greco-albanese nel 1943 è passato dalla prigionia in campo di concentramento in Germania alla rocambolesca fuga finita però con la cattura da parte dei russi. Ma non si è dato per vinto ed è fuggito di nuovo, con una corsa tra le case distrutte dai bombardamenti fino alla salvezza in mani americane. Il suo ritorno a Cellarengo è avvenuto quasi tutto in bicicletta. L’uomo è deceduto a novembre del 1993.
Quasi tutti presenti alla consegna, invece, i destinatari delle Medaglie della Liberazione assegnate dal Ministro della Difesa. Queste le motivazioni per le Medaglie della Liberazione conferite ieri alla Festa della Repubblica.
Franco Aliberti
Finisce in carcere a 17 anni, alle Nuove di Torino e da lì viene trasferito al campo di concentramento di Flossemburg dove conosce l’incubo delle esecuzioni sommarie e delle camere a gas. Riesce a fuggire e torna a casa. Quando si ripresenta alla porta della sua famiglia pesa 30 chili.
Francesco Audisio
Fugge dal campo di concentramento di Viterbo e in un mese percorre 700 chilometri a piedi per fare rientro a casa passando esclusivamente per campagne e boschi per paura di essere di nuovo catturato.
Mario Bertana
La sua prima operazione portò alla liberazione di numerosi prigionieri politici dalla fortezza di Fossano. In una successiva operazione salvò la vita del proprio comandante di reparto; in seguito si unisce ai partigiani della IV Divisione.
Paolo Caratti
La morte lo sfiora a Ceva, dove sfugge alla fucilazione grazie ad una SS che lui aveva salvato poco tempo prima. Ma viene ugualmente inviato al campo di concentramento di Stoccarda da dove viene trasferito in seguito a Montecassino. Qui riesce a fuggire e si dà alla macchia unendosi a gruppi partigiani.
Pierino Gay
Da alpino del Battaglione Fenestrelle in guerra nei Balcani, passa alla divisione partigiana Langhe. Al termine della guerra ottiene dal comandante inglese Alexander l’attestato di partecipazione alle attività di Liberazione
Luigi Garrone
Partigiano del gruppo guidato dal comandante “Leo”, ha l’incarico di smistare informazioni e ogni sera comunica la parola d’ordine a tutte le pattuglie a sud del Tanaro. Fu il direttore del giornale clandestino La Campana ed era presente a Rocca d’Arazzo nella terribile rappresaglia tedesca del dicembre del 1944.
Giuseppe Gibelli
Viene fatto prigioniero nel Cuneese nel maggio del 1944 e, dopo un primo periodo di prigionia nella tristemente famosa Risiera di San Sabba a Trieste, finisce nell’orrore del campo di Dachau. Lì sopravvive fino all’aprile del 1945 quando viene liberato dai soldati americani e riprende la via di casa, per una buona parte a piedi.
Alessandro Gioanola
Con il nome di battaglia “Ario” è una staffetta partigiana e tiene i contatti tra i distaccamenti partigiani fra Nizza e Canelli e dimostra notevole coraggio, nonostante la sua giovane età, nell’attraversare posti di blocco con informazioni strategiche per la lotta partigiana, sotto gli occhi dei militari fascisti.
Riccardo Milone
Con il grado di comandante partigiano decide e partecipa a numerose azioni nel Torinese, nel Chierese e nell’Astigiano. Partecipa ai posti di blocco sulla Torino-Asti e sulla Torino-Chivasso con la cattura di prigionieri tedeschi ed italiani e il sequestro di autocarri armati usati per avere in cambio partigiani in prigione. A quattro giorni dal 25 aprile 1945, rimane gravemente ferito durante un mitragliamento aereo e all’ospedale di Montiglio gli viene amputato il braccio sinistro.
Pier Luigi Miroglio
Viene arrestato appena 17enne mentre affigge manifesti di propaganda antifascista ad Asti insieme al compagno Remo Dovano. Remo verrà fucilato mentre lui viene rilasciato anche se pesantemente minacciato di morte. Lui non si fa intimorire e prosegue la lotta partigiana in provincia.
Angelo Nosenzo
Cugino del mitico Giuseppe Gerbi, comandante “Leo”, Nosenzo diventa partigiano a 16 anni e come nome di battaglia si sceglie “Diavolo”. Il suo incarico è di telefonista, in una casa di Vigliano ma dopo il rastrellamento del dicembre 1944 viene disposto il suo trasferimento a Camo. Quando Leo dispone il rientro nella zona di Isola e San Marzanotto, Nosenzo viene fatto prigioniero dai tedeschi ad Isola Villa. Si salverà solo grazie ad una donna che insiste sulla giovane età del ragazzo, convincendo i tedeschi a rilasciarlo e riconsegnarlo alla famiglia.
Sergio Peletta
Arrestato dalle Brigate Nere per renitenza alla leva, già in viaggio in Germania a pochi chilometri da un campo di concentramento, riesce a fuggire dalla tradotta e tenta di tornare a casa a piedi. Viene fermato e catturato, subisce vari interrogatori e viene destinato al campo di lavoro di Flossemburg dal quale viene in seguito trasferito a Reichshahn-Dresden. Lì sfugge alla marcia di evacuazione del campo e riesce a salvarsi. In qualità di testimone ha accompagnato diverse scuole nei viaggia della memoria nei lager nazisti.
Luciano Piano
La prima fuga la compie dell’orfanotrofio Penna e ad Isola si unisce ai partigiani della 101° Brigata raggiungendo poi il distaccamento in Langa di cui Perez è comandante. Con il nome di battaglia Fieramosca partecipa alle azioni sulle colline di Cravanzana, Niella Belbo, Feisoglio, San Benedetto Belbo.
Sebastiano Tardito
Dopo il servizio militare nell’esercito regolare, si unisce ai reparti dell’esercito fedeli al re dopo l’arresto del duce. Arrestato, si rifiuta di aderire alla Repubblica di Salò e viene portato alla Risiera di San Sabba e poi nel terribile campo di sterminio di Dachau dal quale verrà liberato dagli americani. Per le atroci vicissitudini subite gli viene riconosciuto lo stato di grande invalido di guerra. Nel 2012 è stato decorato con la Medaglia d’Onore concessa dal Presidente della Repubblica.
Onofrio Vacca
Finisce nelle mani dei tedeschi al rastrellamento del 12 dicembre 1944 e da lì trasferito in Germania nel campo di Magber Mariz. Evade dalla prigionia e cerca salvezza al campo alleato di Arfild dal quale viene rimpatriato. Una volta tornato in Italia prosegue il suo impegno nella formazione partigiana della Brigata Garibaldi.
Carla Valè
Accesa simpatizzante della Resistenza, frequenta un corso da infermiera all’ospedale di Biella, ma dopo la morte del fratello Pietro ucciso dai fascisti, lascia l’ospedale ed entra nelle fila partigiane con il soprannome di Ideal e fonda a Donato, provincia di Vercelli, l’ospedaletto infermieria che dirigerà fino alla Liberazione.
Silvio Venturino
Chiamato alle armi nel corpo degli Alpini, poco prima di essere trasferito in Germania fugge da Asti attraversando il Tanaro in piena. Evita la cattura nascondendosi con l’amico Cesco nel pozzo di una vigna e poi si unisce ai partigiani garibaldini prendendo il nome di battaglia Libero. Prende parte a numerose azioni armate. Partecipa all’attacco partigiano a Castello d’Annone contro le forze fasciste in ritirata.
Servizio di Daniela Peira