La Cultura ha un nuovo assessore comunale. È Paride Candelaresi, il più votato nella lista de I Giovani Astigiani e, per cinque anni, già presidente della medesima commissione. Per lui una promozione sul campo che, date le 324 preferenze personali alle elezioni, era data per molto probabile.
Si aspettava di ricevere l’incarico in giunta?
Sono molto contento e molto grato ai cittadini per avermi votato e sostenuto in questo progetto di continuità con il sindaco Rasero. Per me, diventare assessore, è una grande opportunità che mi consente, con questo “upgrade”, di mandare avanti tutte le pratiche che ho già conosciuto come presidente della commissione cultura.
Se dovesse spiegare la sua idea di cultura, quale sarebbe?
Credo che oggi sia un concetto un po’ romanticheggiato mentre io per cultura intendo tutti gli elementi che contribuiscono alla formazione di un individuo. Quindi al suo interno metterei non solo l’arte, il cinema, la musica e la storia, ma anche il nostro territorio, le tradizioni della nostra città e dei luoghi in cui viviamo.
Oggi la cultura ha più bisogno di idee o di soldi?
Ha bisogno di molte idee, ma altrettanto di soldi. È necessario che ci siano delle risorse perché le idee, da sole, non bastano. La cultura è formata anche da una bella parte organizzativa dietro le quinte e occorre inoltre un grande senso pratico.
Il suo assessorato è tra quelli che deve fare i conti con budget molto esigui. In altre città ci si rivolge al mecenatismo, agli sponsor, che ad Asti di solito o non ci sono o fanno molto poco. Perché dovrebbe cambiare qualcosa?
Sono una persona in grado di comunicare molto, come ho già dimostrato. L’assessore dev’essere un anello di congiunzione tra pubblico e privato, operando scelte strategiche. Ad esempio contattando quei soggetti che possano portare risorse nelle casse comunali perché il Comune, da solo, non ce la fa più. Il teatro e la biblioteca hanno bisogno di fondi e se non si riesce in questo modo bisognerà operare scelte diverse: una potrebbe essere la costituzione di una fondazione che in qualche modo renderebbe più snello il processo di richiesta delle risorse.
Ha parlato di upgrade; prevede di fare un aggiornamento anche nell’offerta di spettacoli che Asti potrebbe proporre? Magari guardando a generi lasciati spesso ai margini.
Bisogna confrontarsi con l’idea che è necessario fare cassa per tenere in piedi la stagione, ma sappiamo che i soli biglietti non bastano. Si fa la stagione grazie ai fondi stanziati dal Comune. L’assessore però deve dettare una linea politica. Ad esempio vorrei riportare prepotentemente a teatro la musica lirica, magari con una due giorni con artisti di calibro internazionale. Poi sono d’accordo nel portare i musical, compatibilmente con gli spazi del teatro.
Tra le sue priorità c’è la candidatura di Asti Capitale Italiana della Cultura 2025. Come pensa di procedere?
Nel mio primo giorno da assessore sono andato in ufficio alle 8,30, perché sarò un assessore molto presente in Comune, e già alle 9 avevo tra le mani il fascicolo della candidatura. Ora dobbiamo preparare i primi step per avvicinarci alla fase di preparazione del dossier. Un documento tecnico che vorrei rendere anche più animato dal punto di vista della comunicazione perché sono convinto che abbiamo molto da dare comunicando al meglio la nostra offerta. Ora è necessario stabilire gli obiettivi, ma abbiamo tempi corti dal momento che la prima scadenza è fissata al 13 settembre. A redigere il dossier ci sta aiutando Roberto Daneo che si è già occupato dell’Expo di Milano, ma per me è davvero una priorità.
Lei è un influencer nel mondo dell’editoria e molti la conoscono per i video che pubblica sui social. Pensa di sfruttare questa sua esperienza e in che modo?
Fino a un certo punto. Sui social emerge la parte più leggera e ironica di me. Non ambisco a essere un assessore superstar, iperpresente a tutti gli spettacoli, alle mostre e a tutti gli eventi. Sarò presente, ma credo che sarà fondamentale esserci parecchio negli uffici per mandare avanti le pratiche. In questo settore c’è un lavoro gigantesco di strategia e pianificazione e questo lo si può fare andando tutti i giorni in ufficio.
Crede che in questa città ci sia spazio, allo stesso tempo, per Vittorio Alfieri e per la cultura pop, per esempio per i fumetti e i manga giapponesi?
Perché no?