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Attualità

Gli studenti dell'Artom in strada
per dire no all'accorpamento

Non vogliono diventare una branca del Giobert né perdere la sede distaccata di Canelli che finirebbe, secondo una prima ipotesi di revisione della rete scolastica, con il Pellati di Nizza. Lunedì pomeriggio si terrà il Consiglio provinciale che dovrebbe votare il piano di riorganizzazione ma Barbara Baino, delegata alla Scuola, rassicura: «Nulla è stato ancora deciso»

«Abbiamo organizzato questa manifestazione che andrà avanti ad oltranza per dire no a qualsiasi ipotesi di accorpamento del nostro istituto con altre scuole, a cominciare dal Giobert. Lunedì mattina saremo in piazza Alfieri, sotto la sede del Consiglio provinciale, per continuare la nostra protesta poiché proprio lunedì è previsto il Consiglio provinciale che dovrebbe deliberare questo ridimensionamento». Così Alice Iaia, rappresentante della Consulta degli Studenti, spiega la grande agitazione animata questa mattina, sabato, davanti alle porte dell'Istituto Artom.

I ragazzi, alle 9.30, erano fuori dalle aule in attesa di parlare con i giornalisti per dire no all'accorpamento e no alla perdita della sede distaccata di Canelli che, nel piano di riorganizzazione, finirebbe sotto l'istituto Pellati di Nizza. Tra cori, slogan e la voglia di "combattere" per preservare la loro identità, i ragazzi dell'Artom hanno spiegato di aver appreso del piano di accorpamento solo all'inizio di novembre e quasi per caso. Insomma una decisione passata sulla testa degli studenti (e sembra degli stessi professori) che vedono nella protesta l'unico modo per far sentire il loro deciso no a diventare una branca del vicino (solo in linea d'aria) istituto Giobert.

«Questa scuola non può e non deve perdere la propria autonomia – spiegano i rappresentanti degli studenti Gianpiero Raviola e Noemi Giraudi – e vogliamo che la sede di Canelli resti con noi perché non ha alcun senso smembrare così il nostro istituto». Qualche giorno fa era stata Monica Boero, segretario provinciale FLC CGIL a lanciare l'allarme sulla riprogrammazione della rete scolastica regionale ricordando che, per poter "sopravvivere" autonomamente, le scuole devono avere almeno 950 alunni. L'Artom, che conta 769 allievi, è sotto il parametro imposto dalla Regione così come lo è il Giobert con i suoi 649 alunni. «Non si può giustificare che un istituto superiore che ha al suo attivo 769 alunni come l'Artom perda l'autonomia per garantire l'autonomia futura ad altri istituti i quali, attualmente, hanno un numero inferiore di alunni frequentanti».

I sindacati temono ripercussioni anche sugli organici del personale ATA e parlano di 7 unità in meno (stime della CGIL). Tutto questo tenendo conto che in Provincia di Asti il dato medio di frequentazione delle scuole, senza ricorrere ad alcun ridimensionamento, è di 887 alunni (25.707 studenti/28 autonomie + CPIA). Dati che sforano leggermente dal parametro imposto dalla Regione e che suonano come una beffa per chi dovesse perdere la propria autonomia nella più ampia riorganizzazione della rete scolastica provnciale.

Una prima risposta distensiva rispetto alle richieste degli studenti arriva dal consigliere provinciale Barbara Baino (delegata alla Scuola). «Posso solo dire ai ragazzi di non dare per scontato che lunedì si decida tutto e si proceda con l'accorpamento perché il presidente Brignolo ha analizzato la questione sotto tutti i punti di vista e abbiamo fatto diverse valutazioni in merito». Insomma, lunedì potrebbe non esserci la votazione della pratica di fusione dei due istituti ma la salvezza dell'autonomia sarà definitiva o solo temporanea?

Riccardo Santagati

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