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Douja d'Or 2018 Renato Goria
Attualità

Goria: «La Douja non si può fare per motivi tecnici e di opportunità»

Non è stato indetto il Concorso Ministeriale, mancano i vincitori, gli investimenti serviranno per aiutare le imprese e, infine, c’è un altro aspetto: dopo tanti morti come si può aver voglia di festeggiare?

Asti: il presidente della Camera di Commercio Goria risponde all’ipotesi della Regione che propone di organizzarla

L’ipotesi di salvare l’edizione 2020 della Douja d’Or, lanciata dall’amministrazione Cirio durante la presentazione del Piano per il turismo dalla Reggia di Venaria, è davvero fattibile? Molto probabilmente no, anche se da parte di alcuni soggetti sembra esserci stato un primo interesse per aprire la discussione. «Le degustazioni come le conosciamo mi sembrano un po’ difficili da organizzare con le attuali limitazioni sanitarie, – commenta l’assessore al turismo del Comune di Asti Loretta Bologna – ma la premiazione dei vini sarebbe più semplice perché non prevede per forza assembramenti». Il vice presidente della Regione Fabio Carosso lancia anche l’idea di una “Douja d’Or diffusa”, tra Asti e la provincia. Questa alternativa potrebbe salvare l’edizione 2020 mantenendo l’attenzione degli operatori del settore sul nostro territorio? No, perché mancherebbe una parte considerevole del progetto: il concorso enologico.

A spiegarlo meglio è il presidente della Camera di Commercio Renato Goria che ringrazia la Regione per aver pensato alla Douja d’Or «una manifestazione che è diventata nel corso degli anni, grazie ai vari amministratori delll’Ente Camerale e ai partner, un brand di tutto il Piemonte».

«Però – continua – la Douja d’Or si basa su un Concorso Ministeriale che quest’anno non è stato organizzato a causa dell’emergenza sanitaria; quindi non abbiamo né concorrenti né vincitori. Inoltre, senza il Concorso, non potremmo giustificare la spesa di soldi pubblici ed è per questo che, come già fatto sapere poco tempo fa, abbiamo deciso di dirottare i finanziamenti normalmente stanziati per la Douja a sostegno delle imprese».

Insomma, la Douja d’Or, anche con le migliori condizioni sanitarie (di cui, però, non c’è certezza) e anche se ci fosse la volontà di organizzarla, non potrebbe comunque essere fatta.

«Ma recuperarla a ottobre o novembre, magari con la Fiera del Tartufo, ci sembra una forzatura – continua Goria – e c’è poi una questione di opportunità che reputiamo fondamentale: dopo tutto quello che è successo e i numerosi morti causati dal Covid, sarebbe giusto festeggiare? Se hanno rimandato le Olimpiadi in Giappone, noi possiamo rimandare la Douja al 2021».

Il Palio? Difficile da organizzare, meglio usare questo tempo per ristudiare il format

Nessuno si è ancora pronunciato ufficialmente, ma anche il Palio non ha molte possibilità di essere organizzato.

«Non è fattibile perché gli appalti partono ad aprile/maggio – spiega l’assessore Bologna – e poi c’è tutta la promozione da portare avanti. Difficile sostenere i costi delle tribune con le regole del distanziamento sociale e farlo correre allo stadio, secondo me, snaturerebbe la manifestazione in sé. Piuttosto, questo potrebbe essere l’anno per mettere mano al format, per pensare al futuro, per renderlo un evento davvero di tutti, anche per i turisti, e che duri al di là dei 15 giorni prima della corsa. Occorre creare un unico Ente che gestisca tutte le manifestazioni di settembre, ma estendendo il programma all’Albese perché è logico ragionare su Langhe e Monferrato come un solo territorio da promuovere».

L’organizzazione del Palio, stando alle tempistiche date dall’assessore Bologna, è già in ritardo, ma tra i rettori non tutti la pensano allo stesso modo e il caso è comunque aperto.

«Mio padre è stato rettore del Don Bosco per anni e capisco quanta passione ci sia dietro – conclude l’assessore Bologna – ma se quest’anno lo ristudiassimo nel format potremmo addirittura correrne due il prossimo anno».

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